NOCI – «A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». Questo è il testo del decreto legislativo luogotenenziale, circa le disposizione in materia di ricorrenze festive, emanato il 22 aprile 1946 dal principe Umberto II, su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Ed il 27 Maggio 1949 venne istituzionalizzata stabilmente come festa nazionale.
Dunque il 25 Aprile si festeggia la liberazione del territorio italiano contro il governo fascista e l’occupazione nazista. In quegli anni hanno versato il sangue milioni di innocenti, senza distinzione di sesso ed età. La guerra ha portato, casa per casa: morte, dolore, distruzione, sofferenza, allontanamento, perdita. La Liberazione mise fine a venti anni di dittatura fascista e cinque anni di guerra. Anni in cui pochi uomini si arrogavano il diritto di dominare sui loro “fratelli”, fino a decidere delle loro vite. Diciamo che anche prima e dopo, ma forse mai come allora, l’essere umano ha sospeso i suoi valori umani, di fraternità, sostegno reciproco e pacifica convivenza, per lasciare alle forze demoniache (narcisismo, idea di superiorità della razza, odio, sadismo) il ruolo di regolatore sociale.
È vero, da un punto di vista politico-militare il 25 aprile ha un significato importante, è stato il culmine della fase militare della Resistenza. Il comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai fascisti, chiedendo a tutte le forze partigiane di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, ordinandone la morte. Ma quella data può essere una vera festa solo se andiamo oltre il mero significato politico-militare. Il 25 aprile sarà ancora più festa quando ogni genitore si fermerà a spiegare ai figli adolescenti che nel genere umano esistono forze contrapposte: bene ed male, amore e odio, pulsione di vita e di morte. Nelle guerre si combattono uomini contro uomini, che si annullano per idee e valori da affermare attraverso la morte.
L’Italia ha avuto un “leader” come Mussolini perché c’era un popolo disposto a conferire potere. L’Italia ha vissuto il ventennio, culminato nelle atrocità della guerra, grazie ad un compromesso collettivo in cui si è voluto cedere potere. L’esaltazione del potere nelle mani di uno rischia sempre di portare, come è successo, alla dissoluzione dei valori collettivi. Solo quando tutti gli individui saranno consapevoli delle proprie responsabilità potremo evitare che la storia si ripeta. Sarà quel giorno un nuovo e più alto 25 aprile della collettività, libero dal germe del male, perché, ricordiamolo, nello stesso giorno della Liberazione è stato liberato anche un impulso del male, con la condanna a morte di altri uomini (fascisti, nazisti e Benito Mussolini stesso). Buona Liberazione.