Come è ormai tradizione del Festival di Sanremo, nella seconda serata abbiamo trovato nuovi personaggi, situazioni e rivelazioni. La co-conduttrice della serata è stata la giornalista Francesca Fagnani, conduttrice del programma Rai di successo “Belve”. Dopo un esordio timido ed impacciato, si è dimostrata una grande nel suo campo leggendo una pseudo-intervista agli adolescenti detenuti nel carcere minorile di Nisida, riguardante le loro aspettative, rispetto all’esperienza di detenzione e alla propria vita futura. Ne è venuto fuori un quadro non edificante per il nostro sistema carcerario che, non rispettando appieno l’articolo 27 della Costituzione, quello della responsabilità penale e personale, non consente una puntuale rieducazione alla vita civile, dopo errori giovanili, legati all’ambiente in cui, molto spesso, questi adolescenti vivono. La Fagnani ha detto poi di aver redatto il testo letto, insieme agli stessi protagonisti della sua indagine che, nel chiedersi quale sarebbe la guida migliore alla propria reintegrazione sociale, hanno chiaramente detto che possa solo essere la scuola, la stessa che hanno, in prima battuta, evitato.
Una nota più leggera e carica di nostalgia per le edizioni passate di Sanremo, la hanno portata sul palcoscenico dell’Ariston tre grandi interpreti: Al Bano, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, per la prima volta costituenti un trio che ha riproposto un medley dei loro successi ed ha finito con l’interpretare un “evergreen” della canzone italiana, quale “Il nostro concerto” di Umberto Bindi. Da ex rivali si sono dimostrati ottimi amici, pronti a scherzare, a festeggiare i prossimi 80 anni di Al Bano ed hanno creato entusiasmo e momenti di commozione, suscitando, alla fine dell’esibizione, una sincera quanto meritata standing ovation.
Intorno all’01:00 del mattino, Amadeus ha invitato sul palco il comico e personaggio televisivo di origini siciliane, Angelo Duro, non prima di aver invitato gli spettatori moralisti e facili all’indignazione a cambiare canale o a spegnere la tv se non avessero gradito eventuali “scorrettezze” e l’ironia cinica del personaggio in questione. Visti gli alti ascolti ottenuti, anche a quell’ora della notte, evidentemente gli italiani hanno deciso di ascoltare il monologo di Angelo Duro che ha preso in giro il precariato, ha offeso i laureati che son finiti per fare (male) gli agricoltori pur di restare nella propria terra, ha demolito, con una logica tutta sua, i pregiudizi sulla prostituzione ed ha ironizzato sulle gerarchie nelle famiglie italiane laddove il secondogenito, e lui lo è nella sua famiglia, ha prospettive di vita decisamente migliori visto che il primogenito di solito “rompe il ghiaccio” e prende le responsabilità e le fregature della vita lasciando al secondogenito, invece, i frutti da raccogliere dopo la sua esperienza negativa.
Il tutto è stato condito da un inaspettato e divertente spogliarello sul palco dell’Ariston, a dimostrazione del suo personale senso della trasgressione oggi: essere trasgressivi, ora come ora, vuol dire non avere nessun tatuaggio e bere acqua naturale e a temperatura ambiente alle feste.
Dalla nave Costa Smeralda, inoltre, Fedez ha presentato un rap dissacrante, nel suo tipico stile, dando addosso alla ministra Eugenia Roccella, al Codacons, al Festival stesso per poi accennare alla propria malattia, ora superata, e alla morte del grande Gianluca Vialli. Infine, ha strappato la foto del viceministro alle infrastrutture, Galeazzo Bignami, fotografato in divisa da nazista. Ha detto, poi, di assumersi la piena responsabilità di ciò che aveva detto e fatto. La Rai, infatti, si è subito dissociata dai contenuti della sua esibizione, definiti come contrati al concetto di libertà.
Le 14 canzoni in gara non sono servite a distogliere la preferenza della stampa che ha confermato al primo posto della classifica generale, “Due vite” di Marco Mengoni.
Insomma, altra “seratona” da quel di Sanremo.