NOCI – “Avevo 17 anni, un lavoro che pensavo di continuare a vita e tanti sogni nel cassetto, come ogni adolescente. Facevo la parrucchiera, lavoravo molte ore al giorno, praticavo sport e mi sentivo esattamente come tutti i miei coetanei. Non so dire da quando ma ho iniziato a non avere più le stesse energie.
Ho cominciato a soffrire di una forma d’ansia e un giorno, svegliandomi, al pensiero di affrontare il lavoro, ho sentito salire una forte nausea. Da allora ho iniziato a vomitare sempre più spesso. Inoltre ho iniziato a percepire sensazioni bruttissime: mi sembrava di morire, mi sentivo mancare l’aria e vedevo improvvisamente tutto nero, le voci lontane, il sudore freddo sulla pelle. Se non mi sedevo svenivo. Nel giro di un paio di anni sono arrivata ad un ricovero all’ospedale, ho perso 10 chili e ho dovuto lasciare il lavoro, che non riuscivo più a praticare. Mi sentivo una diciottenne nel corpo di una ottantenne, non avevo forze, avevo molto freddo ed ero pallida e deperita”.
Questa è la storia di Marika, una giovane donna che ha visto la sua vita trasformarsi sotto i suoi occhi in un modo totalmente inaspettato e difficile da comprendere.
Si definisce disturbo di panico l’insieme di ricorrenti attacchi di panico imprevisti laddove un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio che raggiunge il picco nel giro di pochi minuti. Secondo il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) devono verificarsi quattro o più di alcuni sintomi perché i criteri della diagnosi siano soddisfatti. Ad accompagnare un attacco di panico infatti deve esserci tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea, nausea, dolore al petto, vertigini, brividi o vampate di calore, parestesie, derealizzazione, depersonalizzazione, timore di perdere il controllo e paura di morire.
Gli attacchi di panico possono generarsi indifferentemente da uno stato di quiete o da uno ansioso ed irrompono quando la persona sta svolgendo una abituale attività. Trattasi di una decina di minuti in cui tutto accade e in cui tutto si risolve ma trattasi altresì di una decina di minuti terribilmente atroci in cui non si capisce cosa sta succedendo e l’unica necessità si concretizza nel rifugiarsi in un luogo protetto.
Molto spesso la sintomatologia presentata viene confusa con un infarto tanto che la persona, organicamente compromessa, viene condotta al pronto soccorso.
Il disturbo di panico si eleva a patologia altamente invalidante che impedisce il normale e corretto funzionamento sociale, affettivo e lavorativo. Per tale ragione occorre non sottovalutarlo bensì trattarlo dalle primissime manifestazioni.
Un supporto psicologico rappresenta la dovuta e iniziale forma di cura per poi evolvere (a seconda delle aree coinvolte e della severità del disturbo) in una psicoterapia cognitivo-comportamentale che proceda con training specifici.