NOCI – Un vero peccato per i nocesi che purtroppo dato il maltempo non hanno avuto la possibilità di ammirare in tutto il suo splendore la Superluna. Alle 21.09 di ieri sera era fantasticamente vicino al nostro pianeta a soli 356mila km di distanza e si è palesata con un diametro maggiore, quindi più grande del 14% e più luminosa del 30%, (il disco lunare interamente luminato dal sole) la cosiddetta “Luna Piena”. In tanti eravamo già pronti con gli occhi al cielo e il naso all’insù e desiderio pronto, anzi tre desideri. Perché secondo la tradizione la Superluna è la Luna dei Regalini e in una notte magica tutto può succedere.
Quanto è accaduto è una combinazione astronomica abbastanza rara di due fattori indipendenti, cioè la posizione lungo l’orbita e l’illuminazione solare, era dal lontano 1948 che tale fenomeno non si verificava, ora bisognerà aspettare il 25 novembre del 2034, sperando in una notte stellata e soprattutto di essere ancora vivi e vegeti.
L’uomo è legato indissolubilmente alla Luna. Nel corso della “sua” storia ha composto versi, scritto canzoni, legando un sentimento affettivo quale è l’Amore alla Luna. Romanticismo, struggimenti, pene d’amore, gioie d’amore hanno come “presenza-protagonista” la Luna.
La Luna da “illo tempore” è protagonista del destino dell’uomo e della sua esistenza, infatti tante sono le leggende e le storie che nascono e vengono tramandate. Nelle notti di “luna piena” nasce il mito “sinistro” del lupo mannaro, ovvero un uomo, capace di trasformarsi in lupo e viceversa che è antico e presente in molte culture. Dall’età del bronzo alla quale è fatta risalire probabilmente la sua origine ai giorni nostri. Le leggende riguardo agli uomini-lupo si sono moltiplicate nel corso dei secoli il “corpus-mitologico” si mantiene inalterato sino al XIII secolo, con punte di massima tra il XVI e XVII secolo, in coincidenza delle più grandi caccie alle streghe e dell’Inquisizione. Dal Settecento in poi si tenderà a sconfessare apertamente la possibilità che un essere umano si muti fisicamente in un lupo, e la licantropia rimarrà contemplata solamente dalla psichiatria come affezione patologica che porta il malato già “lunatico” a credersi bestia a tutti gli effetti. Nel folclore locale mantiene invece solide radici.