PD: “Voteremo Sì perchè”

NOCI – Il voto del 4 dicembre sul disegno di riforma costituzionale non deve essere un voto di “coscienza” – perché non è in discussione un codice etico più o meno condiviso – e non deve essere un voto di “pancia” – ammesso che l’esercizio del diritto elettorale possa mai essere rimesso ad emotività ed istinto.

Il voto del 4 dicembre rende doveroso l’approfondimento delle questioni, vere, che la riforma pone, ci obbliga ad informarci sul merito, a valutare l’impatto delle modifiche nella maniera più neutrale possibile. Senza “farsi portar via” dalle rispettive preferenze politiche o elettorali.

Soprattutto perché, in quanto riforma della Costituzione, non si muove sul piano dell’attuale contingenza politica, ma si pone necessariamente in una prospettiva più lunga. Lungimirante.

Tanti sono gli aspetti, e nessuno è marginale.

Voteremo Sì perché, con la modifica del Titolo V, la riforma chiarisce definitivamente chi fa cosa tra Stato e Regioni, e così non solo interviene a normalizzare i rapporti tra centro e periferie (i cui conflitti hanno inevitabilmente depotenziato l’efficacia di molti interventi, fino anche ad impedire ogni azione), ma anche, e soprattutto, garantisce una maggiore omogeneità di trattamento e di opportunità su tutto il territorio nazionale, in settori delicati e/o strategici. Può dirsi realmente compiuto un modello di regionalismo in cui il Governo centrale lasci che le proprie autonomie territoriali si muovano a due velocità, con inaccettabili situazioni di disparità?

Voteremo Sì perché, con la trasformazione del Senato della Repubblica nel Senato delle Autonomie, le istanze dei territori troveranno finalmente rappresentanza e tutela in un organo costituzionale strutturato che discuta su un piano di parità con Governo e Camera dei deputati. I componenti del nuovo Senato manterranno un fortissimo raccordo con l’ente di provenienza proprio perché resteranno rappresentanti delle autonomie (Consiglieri regionali e Sindaci). La loro modalità di elezione – nell’ambito dell’istituzione territoriale – ne rafforzerà l’autonomia politica dai rispettivi gruppi partitici, a differenza di quanto è accaduto sino ad oggi.

Voteremo Sì perché la riforma mostra una straordinaria attenzione alla partecipazione popolare – che non può limitarsi, secondo noi, a quella di stampo oppositivo e contestativo, ma deve tendere a riavvicinare i cittadini alle istituzioni democratiche, in un rinnovato patto di fiducia: la riforma dà infatti nuovo slancio all’iniziativa popolare delle leggi, imponendo che per tali proposte si avvii l’iter parlamentare (mentre delle 260 proposte il 53% non è mai stato neanche discusso in Commissione); potenzia il referendum abrogativo, prevedendo, nel caso in cui siano state raccolte almeno 800.000 firme, un quorum di validità più agevole da raggiungere (occorrerà non più la maggioranza degli aventi diritto, ma la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati); introduce il referendum propositivo e d’indirizzo per la prima volta in Costituzione.

Voteremo Sì perché la riforma rafforza il sistema delle garanzie nel suo complesso, stabilendo il ricorso diretto alla Corte costituzionale sulla legge elettorale, anche sulla nuova legge elettorale appena approvata; fissando un quorum più alto per eleggere il Presidente della Repubblica; fornendo precise indicazioni sulle garanzie per minoranze e opposizione nei regolamenti parlamentari.

Voteremo Sì ad un intervento che non nasce dal nulla, perché non solo si richiama a numerosi precedenti, ma risponde ad un impegno solennemente assunto dalle Camere in occasione della seconda rielezione del Presidente Napolitano, il quale, nel suo discorso di insediamento, dichiarò imperdonabile «il nulla di fatto in materia di sia pur mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario».

Attenzione, però, noi non siamo quelli del “tanto peggio, tanto meglio”: noi voteremo Sì perché siamo convinti che si tratti di un progetto di revisione costituzionale significativo, che contiene soluzioni specifiche e coerenti alle finalità che si è dato, ossia semplificare e rendere più efficiente l’apparato organizzativo ed ordinamentale.

Siamo infine troppo seri per prospettare, in caso di vittoria del No, scenari apocalittici. Se vincesse il No, avremo sicuramente perso un’ottima occasione riformatrice; e dubitiamo che se ne ripresenterà, in tempi ragionevoli, un’altra – considerando che il Fronte del No è disomogeneo al punto da essere incapace di esprimere una visione altrettanto unitaria e coerente.

Resteremo qui dove siamo, mentre la riforma costituzionale oggi in discussione affronta efficacemente alcune fra le maggiori criticità istituzionali ormai da tempo emerse nel nostro Paese.

Ci auguriamo però che gli elettori non si lascino travolgere dalla propaganda distruttrice e violenta che prospetta l’instaurarsi di una dittatura come conseguenza della vittoria del Sì.

Dichiarare che questa riforma attenti alla democrazia non è altro che uno slogan, oltretutto pericolosissimo, perché, al di là della totale falsità dell’affermazione in sé riferita all’attuale riforma, vuol dire indurre l’elettorato a credere che nel nostro ordinamento non operino comunque saldi poteri e contropoteri, di equilibrio e controllo, quali la Corte costituzionale, il Presidente della Repubblica – i cui ruoli di garanzia non sono minimamente intaccati –, la magistratura; perché significa ignorare deliberatamente che, per nostra fortuna, quella italiana è una società autenticamente pluralista, con realtà associative (associazioni di categoria, sindacato, volontariato, Terzo settore, Chiese) attive e dinamiche, assolutamente capaci di esprimere le proprie istanze e di agire a loro tutela.

Quindi…Buon voto a tutti!

Basta un Sì.

 

Marta Jerovante

Vice Segretaria Circolo PD di Noci

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