“Il tempo che resta”: ricordare per non dimenticare

NOCI – «Contribuire a diffondere la cultura della Memoria». È questo l’obiettivo che si sono posti le insegnanti dei due istituti comprensivi nocesi insieme alle varie associazioni presenti nel nostro comune. Attraverso l’evento “Il tempo che resta – Storie di ieri, visioni di domani”, dal 25 al 27 gennaio il Chiostro delle Clarisse sarà la location di numerosi incontri per riflettere su un tema sempre molto attuale. Insieme all’insegnante Dora Intini cercheremo di raccontare le iniziative dei primi due giorni della manifestazione, ovvero mercoledì 25 e giovedì 26 gennaio.

Il ricco programma trae spunto da diverse sollecitazioni tipo «gli accadimenti ultimi in fatto di intolleranza, la necessità di dare valore al Tempo che resta. L’evento realizza una serie di operazioni attive, che rendono viva la parola Ricordo, perché attraverso il Ricordo recuperiamo gli strumenti per leggere l’oggi e progettare il domani». Attraverso l’evento, quindi si vuol dare un contributo per rendere i bambini e i ragazzi dei Cittadini consapevoli, portandoli a conoscere una delle pagine peggiori della nostra storia. «Abbiamo chiesto loro: Che cos’è la memoria? Ti trasferisco la risposta di un alunno: “Una scatola, dove nascondere tutti i miei pensieri. La memoria mi fa ricordare le cose che devo fare la mattina. Senza memoria non sapremmo distinguere gli amici dai nemici, dovremmo imparare tutto da capo…”»

Sono proprio i ragazzi i protagonisti del primo incontro intitolato “Ricordare fa rima con cambiare”. Gli alunni della scuola primaria dell”I.C. “Pascoli – 1° Circolo” si sono esibiti nella performance teatrale “La casa delle farfalle”, a cura delle insegnanti Dora Intini, Ada Gentile e Antonella Barletta. «Lo spettacolo è piuttosto un intenso racconto scritto a più mani che rilegge le fonti per immaginare e descrivere i luoghi, le storie, gli stati d’animo dei bambini destinati allo sterminio rinchiusi nel campo di concentramento di Terezìn».

Ospite della serata è Carlo Greppi, storico e autore del libro “Non restare indietro”, il quale ha dialogato con Maria Sofia Sabato. La scelta dell’autore nasce sia dall’età adolescenziale del suo protagonista, sia «perché permette di riflettere, a 15 anni dall’istituzione del Giorno della Memoria, su quanto le azioni “memoriali” (in particolare i viaggi) possano essere produttive ai fini dell’acquisizione di una consapevolezza civile da parte delle giovani generazioni e su temi molto importanti e attuali, attraverso una umanizzazione dei fatti trattati e soprattutto attraverso gli occhi dei ragazzi».

A conclusione della serata, gli alunni delle classi quarte del Liceo “Leonardo Da Vinci” e le classi terze delle scuole medie “L. Gallo” e “G. Pascoli” hanno letto alcune poesie realizzate utilizzando la tecnica del Caviardage, cioè una tecnica di scrittura creativa molto apprezzata dai ragazzi che consiste nell’oscurare le pagine di un testo, con linee, simboli o disegni, mettendo in evidenza alcune parole «quelle che toccano le corde del singolo, che opportunamente organizzate danno vita a nuove poesie particolarmente intense». Come spiegato anche da Patrizia Lippolis, le varie poesie sono state create strappando una pagina a caso del libro di Carlo Greppi, dalle quali hanno poi evidenziato le parole che più li hanno colpiti.

Il secondo incontro, intitolato “Un sinistro segnale di pericolo”, ha visto la presenza della professoressa Laura Marchetti, antropologa e docente di Didattica delle Culture nel Dipartimenti di STUDI Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia. L’intervento, moderato da Giandomenico Dongiovanni, ruoterà intorno a tre parole: Memoria, Identità e Narrazione, tre parole molto legate tra loro. Parole unite proprio dal Mediterraneo, il mare nostrum, un mare che oggi porta solo morte. Quel mare ha fatto perdere la memoria di un popolo di stranieri. Lo stesso mare in cui Ulisse ha ritrovato la sua identità. La stessa che dobbiamo trovare nelle narrazioni, dal momento che le narrazioni vengono estrapolate dalle radici dei popoli.

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L’incontro ha visto anche la lettura di due brani tratti da “Se questo è un uomo” e dalla Bibbia, nello specifico il racconto della Torre di Babele, a cura di Francesco Tinelli. A conclusione dell’incontro, sono stati letti 9 racconti autobiografici, alcuni di questi riguardanti la storia di alcuni migranti presenti nella nostra comunità. Tutti i racconti sono stati letti in lingua madre, con relativa traduzione sui fogli distribuiti durante la serata.

Inoltre, nella giornata di ieri, fino a stasera è stata allestita la mostra “Il faut attendre que le sucre fonde – (La costruzione della memoria)” a cura di Maria Teresa De Palma. «La ricerca dell’artista è volta a scoprire e disvelare ciò che si nasconde tra le pieghe del reale. L’immaginario procede attraverso il movimento e l’accostamento di immagini, in una forma aperta che è favorita dall’uso della tecnica mista e del collage. Come avviene nel processo di costruzione della memoria, anche il collage stratifica materiali ed emozioni, creando, inoltre, racconti di grande intensità che permettono a colui che guarda di aggiungere interattivamente nuovi livelli di significato. In questo senso il collage può essere il correlativo oggettivo della memoria, di una idea di tempo non misurabile, soggettivo; una visione unica ma non meno vivida, dotata di una sua forza creatrice».

L’appuntamento è rinnovato per stasera, sempre nel Chiostro delle Clarisse, dove oltre al laboratorio di filosofia per bambini, ci sarà il concerto “Il canto spezzato” del gruppo musicale Ventanas 4tet e la lettura de “Il tempo che resta”, a cura di Francesco Tinelli.

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