Curci e Console marcano il palcoscenico di Via Gluck

NOCI – Il secondo appuntamento con l’associazione Via Gluck, svoltosi lo scorso 5 febbraio presso i laboratori di Via Firenze, ha assunto una veste completamente nuova rispetto a quella che ha caratterizzato il primo evento.

Filo conduttore di questa seconda serata è stata sempre la musica, percepita però in chiave innovativa. Infatti, i protagonisti dell’iniziativa dal titolo “RIME IN JAZZ”, sono stati due noti artisti nocesi che con entusiasmo e distinto talento hanno immerso il pubblico nel vasto, ma non ancora ben noto, mondo dell’improvvisazione libera, mediante un reading di poesia e musica improvvisata.

Si tratta di Vittorino Curci, musicista e poeta, che nel corso della serata ha alternato ai brani musicali la lettura di alcune delle sue poesie, sia edite che inedite, e il sassofonista Gianni Console. Questi due artisti si sono esibiti per la prima volta insieme 25 anni fa, e accomunati da una comune visione della musica e da una forte stima reciproca, hanno continuato a collaborare per la realizzazione di nuovi progetti.

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Infatti, a LeggiNoci.it Vittorino Curci ha dichiarato: «Suonare con un musicista come Gianni è sempre una grande emozione. Insieme condividiamo un mondo sonoro ricco di energia vitale e creativa, un mondo che artisticamente offre un numero infinito di possibilità». Inoltre, per spiegare meglio la sua idea di improvvisazione ha aggiunto: «La musica improvvisata è musica del nostro tempo: grandiosa nella sua precarietà, creativa nella sua non convenzionalità, imprevedibile nella sua istantaneità. Essa è l’idea nel momento stesso in cui diventa suono, un dialogo continuo con se stessi e gli altri, un ascolto teso e prolungato di quanto vi è di più vivo nelle nostre esistenze. La musica improvvisata è musica tout court. È e sarà sempre musica del presente».

L’unico brano della serata non improvvisato è stato quello conclusivo, dal titolo Chanting, che i due artisti hanno voluto eseguire come omaggio al sassofonista Ornette Coleman.

Con l’intera originale esibizione, come ci racconta Gianni Console, «abbiamo suonato esattamente quello che volevamo suonare in quel momento senza “imporre” nulla, poi ognuno dotato di sensibilità poteva cogliere il “soggettivo e unico” attimo di bellezza». 

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