BARI – Proseguono le indagini avviate dai Carabinieri Forestali del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, che da mesi attenzionano il fenomeno dei falsi tesserini per la raccolta del tartufo.
Le costanti attività di controllo sul territorio, coordinate dal capitano Giuliano Palomba, hanno di recente permesso ai militari di individuare un nuovo tesserino che dai riscontri documentali è risultato falsificato. Per i reati di falsità materiale è stato così deferito all’Autorità Giudiziaria un soggetto di giovane età e residente a Sammichele di Bari. I militari delle Stazioni parco hanno altresì passato al setaccio i territori dell’area protetta al fine di verificale più in generale, la liceità delle attività di raccolta dei tartufi.
Un fenomeno che negli ultimi tempi ha registrato una crescita esponenziale calamitando sul territorio numerosi ricercatori provenienti dalle regioni limitrofe attratti anche dagli ottimi guadagni offerti dal mercato al pregiato tubero. Sotto la lente dei controlli sono finite non solo le autorizzazioni per procedere al prelievo dei tartufi che in area parco necessitano in aggiunta al tesserino rilasciato dalla “Città Metropolitana”, della specifica autorizzazione dell’Ente Parco, ma anche e soprattutto le modalità di ricerca e raccolta del tubero. Modalità che devono essere “tecnicamente corrette” secondo le previsioni di legge il tutto al fine di reprimere prelievi inidonei e così tutelare in sito, le tartufaie.
Oltre 15 i soggetti che sono stati colti in fallo, nei territori di Altamura, Gravina in Puglia, Andria, Corato e Ruvo di Puglia, e sanzionati amministrativamente a vario titolo, per un totale di circa 10.000 euro.