U sorge ‘mbise, gli alunni della Cappuccini alla scoperta delle tradizioni pasquali

NOCI – Continua il viaggio alla riscoperta delle antiche tradizioni, alcune ormai del tutto scomparse, che anticamente si svolgevano a Noci. Dopo l’àneme di muérte e u festine du sciùévedì di pacciarjidde, solo per citarne alcune, gli alunni delle classi quarte, sezioni A e B della scuola primaria Cappuccini, guidate dalle insegnanti Domenica Palattella e Angela Scialpi, hanno rispolverato le usanze e soprattutto i dolci che si preparavano in attesa della Pasqua. Dopo un’attenta intervista ai nonni, gli alunni hanno scoperto due tradizioni e hanno cercato di riviverle con loro per capire le differenze tra ieri e oggi, approfondendole per dissipare ogni dubbio.

Sabato 8 aprile, nella biblioteca dell’istituto si è riprodotta l’antica tradizione di candè all’ove. Il giorno di Pasqua un gruppo di amici andava per le masserie nocesi cantando e suonando allegri motivetti con l’obiettivo di scambiare gli auguri e ricevere qualche prodotto caseario, come un caciocavallo, un po’ di pane o, appunto, qualche uova, i quali venivano posti nel classico panarridde, ovvero il cestino.

Con l’aiuto di tre vecchi amici, nonno Franco, nonno Angelo (noto fisarmonicista che suona anche al Centro anziani) e nonno Vincenzo, i quali un tempo andavano a candè all’ove, i ragazzi, attraverso una simulazione, hanno potuto toccare con mano l’esperienza, rinnovandola. Infine, dopo aver ballato la Quadriglia, i bambini hanno recitato la parte finale del brindisi …E bona Pasche di Vittorio Tinelli e, una volta in classe, hanno elaborato un testo dove è emerso un buon apprezzamento e un riscontro positivo dell’esperienza.

E per non rimanere con l’amaro in bocca e ritrovare un’altra consuetudine oramai persa, lunedì 10 aprile gli alunni si sono recati presso la cucina del ristorante Miramonte Party per preparare u sorge ‘mbise, il tradizionale dolce nocese del periodo di Pasqua. Grazie alla disponibilità di Filomena Curci, per aver concesso l’utilizzo della cucina, e dello chef Sebastiano D’onghia, con l’aiuto della cuoca Ezia Lavermicocca e delle nonne Dora, Antonietta e Maria, i bambini hanno rielaborato una loro versione più semplice e moderna del dolce.

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Dopo aver dosato i vari ingredienti, hanno riprodotto la classica forma della colomba, simbolo della Pasqua, oltre alle figure tradizionali del cavalluccio, della bambola e del cestello. Non poteva mancare l’uovo fresco al centro dell’impasto, che i bambini hanno abbellito a loro piacimento.

Istruttivo, fantastico, decorativo ed amichevole, sono solo alcuni degli aggettivi con i quali i bambini hanno giudicato l’esperienza, nell’attesa che l’impasto cuocesse. Una volta pronto, con il sorriso sulle labbra, lo hanno portato a scuola dove lo hanno mostrato con orgoglio al preside e ai genitori, per poi lasciarlo nella dispensa in attesa del suono delle campane di Pasqua, anche se ad oggi, molto probabilmente, il dolce è già stato digerito.

Nonostante le nostre tradizioni siano state, da un po’ di anni, soppresse e sostituite da quelle di altre culture, i bambini rimangono affascinati dalle tante alternative più vicine al paese dove vivono, comprendendo che, nonostante siano antiche, possono comunque integrarsi con il mondo moderno di oggi.

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