NOCI – È una storia tutta da scrivere, almeno fino a sentenza definitiva, ma i contorni sembrano essere chiari. È un giorno come gli altri nelle campagne tra Noci e Gioia del Colle quando si presentano alla masseria di due nocesi tre soggetti che propongono di acquistare latte a due centesimi di euro in più rispetto al reale prezzo di mercato, pagamento quotidiano alla consegna.
Per la serie: “pochi, maledetti e subito”, soprattutto per un’azienda agricola in difficoltà, i due allevatori si lasciano convincere ed inizia il rapporto con una fantomatica azienda di commercializzazione del latte denominata “Raccolta latte milk srl”. A seguito degli accertamenti di indagine questa azienda non ha sede legale. Per i primi giorni tutto sembra andare bene, con cotanto di vettorino che rilascia formale nastrino di carico/scarico e documento di trasporto e il pagamento di una quota parte del latte raccolto tramite assegni.
L’oro bianco prelevato dalle masserie inizia a convergere in alcuni caseifici di Gioia del Colle e del Leccese e a questo punto scatta la truffa. Il gruppo rilascia il latte, si fa pagare dai caseifici che ovviamente sono all’oscuro di tutto ed emettono regolare fattura, ma non riconosce più agli allevatori il dovuto per la raccolta del latte giornaliero fino a maturare un ammontare di circa 2 milioni di euro.
Ovviamente scattano le denunce. A finire nel mirino della banda di truffatori sono diverse aziende agricole del barese e del tarantino tra cui quella dei due nocesi vittime anche di uno spiacevole episodio. «I due imprenditori – dichiara Angelo Dragone legale difensore dei due nocesi alla Gazzetta del Mezzogiorno – hanno vissuto un’esperienza traumatica e pur avendo sporto denuncia, depongono in tribunale ma non si sono costituiti parte civile». Pare infatti che i due abbiano ricevuto visita proprio da una cellula della banda che avrebbe agito minacciando i due nocesi.
Le indagini condotte dai Carabinieri hanno portato alla luce il presunto raggiro che oggi vede un processo aperto presso il Tribunale di Brindisi. Alla sbarra almeno dieci persone, tra cui quelli che gli inquirenti indicano come le menti del sodalizio truffaldino, ovvero una coppia di San Michele Salentino, padre e figlio, e un altro soggetto di San Vito dei Normanni. I dieci dovranno difendersi in tribunale dall’accusa di truffa e truffa aggravata e di associazione a delinquere. Dopo l’episodio nocese gli allevatori coinvolti suppongono che dietro il sodalizio vi possa essere l’ombra lunga della criminalità organizzata, in particolare della Sacra Corona Unita.