Karate: cintura nera per tre atleti della Dojo Yamada

NOCI – Per la palestra nocese “Dojo Yamada” il 2017 si chiude nel segno di grandi soddisfazioni. Lo scorso 17 dicembre, infatti, tre atleti hanno abilmente superato gli esami di cintura nera. Denny Junior Lippolis, classe 1999, è stato promosso a cintura nera 2° dan, mentre Giada Lippolis (classe 2003) e Alessandro Laera (classe 2002) sono stati promossi a cintura nera 1° dan. «Ogni anno – ci spiega il maestro Donato Lippolisla FiJLKAM (Federazione italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) prevede che a fine di un percorso di 4 – 5 anni, i ragazzi, dopo aver fatto gli esami di cintura dalla bianca alla marrone, conseguano la nera federale. È il grado iniziale per avere il livello massimo per partecipare alle gare nazionali ed internazionali e che i tre candidati hanno raggiunto superando, con buone capacità, gli esami. Questi si basano su tecniche fondamentali, cioè movimenti specifici eseguiti singolarmente di seguito; un combattimento immaginario chiamato Kata, ovvero una sequenza di movimenti nello spazio ed infine un combattimento reale, kumite, in cui è vietato toccare e dove si va a dimostrare la capacità di percezione spaziale e di percezione dell’avversario».

Il 2017, dunque, si chiude con grande gioia per gli obiettivi raggiunti e, ci confessa il maestro Lippolis, la soddisfazione più grande di quest’anno che volge al termine è stata la terza posizione ai Campionati Italiani conquistata dalla sua atleta, nonché figlia, Giada. Ma è già tempo di guardare avanti: «dal prossimo anno avremo il settore pre – agonistico dei bambini, ritorneremo come tanti anni fa quando portavamo i nostri bambini ai “Giochi della Gioventù” e a gennaio partiremo con le loro iscrizioni».

Per chi volesse avvicinarsi alla disciplina, non dovrebbe dimenticare i vantaggi psicofisici che questa comporta. Il maestro Lippolis, laureatosi con una tesi sugli aspetti educativi del Karate, ce ne illustra brevemente qualcuno. «I processi educativi espressi in questa disciplina sono molteplici. Se uno si affaccia alla disciplina del Karate c’è tutto un modo di comportarsi all’interno del dojo (la palestra). Ad esempio si esegue sempre un rituale prima di entrare: se si arriva in ritardo, per rispettare gli altri, si fanno dei piegamenti sulle braccia o per i più piccoli sulle gambe. Nella palestra c’è sempre un ben preciso atteggiamento, si ride poco e ci si concentra perché è uno sport di combattimento».

Ad ogni modo, per l’anno che arriva, l’obiettivo principale che si cercherà di perseguire sarà la crescita. «Noi ci affidiamo al buon Dio, quello che ci dà noi ce lo teniamo. Se siamo vincenti siamo vincenti, se siamo perdenti per noi fare una gara è sempre una vittoria. Quando si va a fare una gara si deve vincere prima se stessi per poter poi vincere gli altri. L’importante è finire la gara è sentirsi soddisfatti, qualsiasi sia il risultato raggiunto. Ciò che conta è perdere combattendo, non tirandosi mai indietro. Gli obiettivi sono quelli di far sì che qualcuno diventi campione. Adesso il Karate farà parte degli Olimpiadi, quindi ogni nazione sta preparando i suoi atleti ed ogni palestra spera che il proprio atleta faccia parte della nazionale italiana di Karate. I posti naturalmente sono pochi e allora sarà una bella lotta, noi cercheremo di dare il nostro meglio».

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