NOCI – Venerdì sera ero in un bar affollato di gente e mentre sorseggiavo la mia birra preferita mi guardavo intorno: c’erano gruppetti di ragazzi che interagivano con i propri smartphone nonostante la possibilità di scambiare due chiacchiere con amici.
Fa riflettere come un software nato per riannodare legami fra vecchi compagni di scuola, quindi superare una mancanza di contatto umano, è diventato, per alcuni, “il” luogo deputato dell’interazione, al di là della disponibilità di alternative più tradizionali e a portata di mano – una telefonata, una pizza con gli amici – è come se si fosse tutto rovesciato: il mezzo è diventato il fine. Il tutto mentre – nonostante la disponibilità di applicazioni e servizi che parrebbero dover avvicinare le persone, da Tinder, a WhatsApp – cresce la solitudine nella vita reale: per l’ultimo rapporto Censis, il 47% degli italiani dichiara di rimanere da solo ogni giorno in media per 5 ore; si ha l’impressione che vi sia un delegare al digitale il contatto fra le persone. Da che esistono, la Rete e poi i social network, sono stati accusati di qualunque misfatto: dal fomentare il terrorismo a scatenare il cyber bullismo, a causare dipendenza come le droghe, fino ad essere uno strumento per adoratori del demonio.
Che la solitudine nelle società moderne sia in crescita è indubbio: ma la responsabilità appare essere di un sistema iper competitivo, che mette tutti contro tutti, della crisi della rappresentanza e dell’idea di partecipazione sociale, della trasformazione del cittadino in un puro e semplice consumatore, se proprio si vuole giocare a fare i sociologi. Forse sarebbe più corretto dire che Internet funge da cartina di tornasole, mettendo in evidenza fenomeni prima sotterranei.
Ma quello che preoccupa è l’uso distorto del mezzo: a parte le cd. Fake news si assiste alla fiera dell’ipocrisia: gente incapace di interagire dal vivo con altri soggetti che diventa, appena prende in mano la tastiera, di una saggezza, saccenza ed omniscenza da far invidia a Leonardo da Vinci. Per non parlare poi di quelli che io definisco cyber-vigliacchi: incapaci di confronto e di esprimere le proprie opinioni scrivono post contro questo o quello solo per prendere un like in più molto spesso non rendendosi conto che anche con lo strumento virtuale si possono commettere reati soprattutto in materia di ingiurie minacce e diffamazioni.