NOCI – Chi è il re delle truffe e degli appalti truccati? Difficile dirlo. Dalla Sicilia alla Lombardia, quando c’è da arraffare e speculare persino sugli eventi catastrofici, non c’è nessuna differenza di etnia o cultura. Il mal vezzo di mettere le mani nelle casse statali, in barba alle regole, è diffuso. Prendi una terra rossa come la Toscana, è di questi giorni un’indagine della procura su un ex coordinatore delle emergenze che favoriva un imprenditore a lui vicino, che gli offriva pranzi, cene e chissà cosa altro ancora. Addirittura era l’imprenditore a leggere e sistemare, prodomo suo, le carte della gara d’appalto prima dell’indizione.
In Italia si truffa in mille modi, ma senza dubbio la mucca (ormai indebitata ed inflazionata) che si preferisce mungere è la pubblica amministrazione. Il canale più facile sono gli appalti “sotto soglia”, affidandoli direttamente. Per quelli sopra soglia c’è il bando su misura ed i trucchetti per escludere i concorrenti, sempre che manchi un accordo tra di loro. Francamente è fastidioso leggere di rimborsi comunali per l’acquisto di beni ad un prezzo più alto del valore di mercato, oppure rimborsare a caro prezzo servizi ad una ditta quando invece li ha erogati un cittadino privato su base volontaria. È così che vedi personaggi impettiti, senza cultura e mestiere, emergere all’improvviso e fare la bella vita: macchine nuove, abiti firmati, cene a base di champagne. “Personaggetti” ignoranti che sarebbero capaci di rubare persino in chiesa (l’equivalente è rubare il cibo donato agli alluvionati o le risorse destinate agli anziani).
Quando gli italiani brindano e fanno business illegale sulle sciagure dei nostri stessi conterranei capiamo bene che la propaganda sui migranti è solo uno dei diversivi, mera ipocrisia, perché la decadenza morale abita in casa nostra. E il più delle volte questi reati avvengono in assenza di moralità anche dei primi cittadini, i Sindaci, spesso complici diretti o indiretti, più raramente ignari. Poi ogni tanto ci sono le eccezioni, c’è qualche sindaco che, sapendo come gira il fumo, manda le carte in procura. La Lanterna ha il dovere morale di ritornare periodicamente su questo malcostume, per almeno provare a tenere alta la guardia.
C’è una questione etica-psico-patologica che connota l’Italia dei truffatori. Persone che ambiscono alle tre “P” (Possesso, Potere, Prestigio) dimenticano completamente che la poltrona del potere è simile ad un trono, e che nella parte più alta e nobile quel ruolo richiede una alta autorità morale. Invece questi personaggi hanno smarrito il senso di colpa che dovrebbe derivare dalla violazione delle norme. Sono persone misere in effetti, perché prive di capacità critica, mancano di fermezza, di rigore e di coscienza morale. Chi truffa lo stato sfugge a sé stesso. Nel fondare le proprie certezze nelle forme più grossolane e materialistiche perseguono l’individualismo. Sono illuse di corazzarsi di beni materiali, negandosi così la possibilità di aprirsi a forme di espressioni più raffinate e superiori. L’uomo migliore, quello che noi cerchiamo con la Lanterna, con volontà personale sostiene il peso della responsabilità, non è agito dal demone delle tre “P”, ma le sue forze fisico-intellettive-volitive sono al servizio di un disegno superiore, il vero bene collettivo.
Il senso di questo articolo va oltre le belle parole che qualcuno potrebbe ritrovarci, la condivisibilità dei contenuti o l’indignazione per questi atteggiamenti. Bisogna concretamente prendere le distanze da queste persone, ovunque e chiunque esse siano, vanno isolate affinché il ritorno in società passi per la fatica della risalita, della riflessione, in definitiva della redenzione.