NOCI – A volte ci si sente piccoli nell’atto di chiedere scusa, ma è proprio attraverso questo semplice eppur coraggioso gesto che si diventa migliori, che si salva il rapporto con gli altri ed anche, e soprattutto, quello con noi stessi. Ad insegnarcelo sono i ragazzi dell’associazione “ImprovvisaMenti”, che hanno messo su con creatività e impegno la 1^ edizione del Festival della Consapevolezza – Ti chiedo scusa, che è stato ospitato dal Museo dei Ragazzi lo scorso 2 maggio. Un evento interessante e inedito, tanto per la tematica affrontata quanto per le modalità di svolgimento. Si è trattato, infatti, di un vero e proprio viaggio dentro sé stessi, guidati da colori, voci e note, in bilico tra intrattenimento e meditazione.
È doveroso, innanzitutto, chiarire com’è nata l’originale idea e a spiegarlo ai nostri taccuini è Gabriella Laera, presidente dell’associazione “ImprovvisaMenti”: “Siamo un gruppo di otto ragazzi che ha frequentato il corso di Tecniche di progettazione e organizzazione di eventi alla Consulting S.R. L. di Noci e tra di noi si è creato un bellissimo legame, una bellissima armonia. Il professore del corso (Fabrizio Iurlano, ndr) ha riconosciuto in noi dei piccoli talenti e ci ha proposto di realizzare realmente un evento”. Dunque, dalla teoria alla pratica: la mente di questi ragazzi ha architettato un percorso esperienziale, articolato in stanze appositamente arredate in maniera fortemente evocativa e impreziosito dalla presenza di esperti di arte e spettacolo.
Una serie di cortometraggi hanno svolto una funzione introduttiva, nell’ottica di spiegare ai “naviganti” il peso ed il valore delle scuse nelle relazioni interpersonali, come atto di forza e non di debolezza, come salvagente nella tempeste quotidiane, come ponte salvifico oltre i muri del nostro ostinato orgoglio. A seguire il monologo comico di Silvana Topin, che nella stanza delle scuse corte ha guidato, con ironia, gli spettatori verso una necessaria consapevolezza. Un sorriso acuto il suo, che tra una battuta e l’altra, conduce il pubblico attraverso la storia, la letteratura e la Bibbia, con l’intento ultimo di dimostrare l’importanza del chiedere scusa e il disvalore dei sette vizi capitali. Si passa poi nella sala dell’Oriente e Occidente, dove est e ovest si incontrano, si confrontano e si abbracciano. Qui, su versi di poesie e su note di celebri canzoni, i ballerini della SalsipopShchool di Antonio Minardi offrono le loro coreografie, inni all’amore in ogni sua forma e, in definitiva, alla vita.
Il cammino continua nella stanza delle illusioni, con uno spettacolo di magia del mago Marvin, che da Italia’s got talent approda al museo nocese, incantando tutti con illusioni 3D, tavoli volanti e ombre cinesi. Infine, ciascun “viaggiatore” viene lasciato in autonomia per visitare le stanze dei peccati: avarizia, lussuria, gola, superbia, invidia, accidia e ira. A ben guardare, di fatto, è la ricreazione di una sorta di cammino dantesco nel Purgatorio: ognuno di noi ha delle macchie dentro sé da ripulire e il primo passo verso il Paradiso è esserne consapevoli, per poi impegnarsi a smacchiare la propria coscienza. Indubbiamente è un percorso duro, faticoso, in salita, costellato da tentazioni ed ostacoli, ma i ragazzi di “ImprovvisaMenti”, come novelli Virgilio, hanno voluto offrire un aiuto, uno spunto di meditazione, una pausa in cui fermarsi nella foga quotidiana, un’oasi negli attuali deserti emotivi.
Infine, una serie di performance musicali hanno affiancato il percorso itinerante interno: Dj-set Atrax e Azazel e i concerti di Yaraka e Tarantinidion. Le melodie di questa musica popolare e afro-brasiliana hanno inondato l’Anfiteatro ex Piscina comunale, sebbene si sia registrata una partecipazione nettamente inferiore rispetto ai numerosi curiosi che hanno riempito le stanze del Museo dei Ragazzi. A conti fatti, a fine serata, si legge una grande soddisfazione nelle parole dei giovani organizzatori e si percepisce negli sguardi dei partecipanti la volontà di approfondire questo viaggio interiore, alla ricerca della propria via, spesso smarrita, spesso mai trovata.