NOCI – Sabato 22 Giugno alle ore 19.30 presso il Chiostro delle Clarisse, si è tenuta la presentazione della ristampa del volume “A vosce du pòpele di Nusce”, una raccolta di Poesie e di riflessioni sulla politica scritta interamente in dialetto nocese da Vittorio Tinelli, in onore del centenario della sua nascita. Questa ristampa è stata inoltre finanziata dal 50% dall’associazione comunale e un altro 50% dall’associazione “Vittorio Tinelli – Parole e cose nuove”. Il volume originale, raccontano, fu scritto 1956 in occasione della campagna elettorale e pubblicato completamente a spese del suo stesso autore. Questo è il terzo incontro dedicato a Vittorio Tinelli. Negli ultimi due infatti persone che lo hanno conosciuto parlavano di lui e di quanto egli avesse cambiato la loro vita. Lo descrivevano come una persona poliedrica e dalla grande intelligenza. L’idea di ripubblicare questo volume, ci svelano in seguito, non è solo a fini rammemorativi ma parole scritte da Vittorio Tinelli sembrerebbero così attuali da potersi rivolgere anche ai politici di oggi.
Alla presentazione del volume è seguito un dibattito che ha tenuto in alto l’attenzione del pubblico non troppo numeroso ma molto attento e interessato. Il signor Dino Tinelli, figlio di Vittorio Tinelli, ha gestito il suo dibattito “senza peli sulla lingua”, ha iniziato criticando la figura dello storico locale, che secondo lui non potrebbe mai esistere, poiché a detta sua la storia nocese non può essere studiata come una materia scolastica, ma dovrebbe solo essere materia di conversazione; confronta inoltre la figura dello storico alla ormai scomparsa figura del ‘’mediatore’’ ovvero una persona che si occupava del commercio beni immobiliari, sostenendo che sarebbe lui il vero storico, poiché egli conosceva tutta la storia dei beni di Noci senza averla studiata.
In seguito viene toccato l’argomento del dialetto, affermando che il dialetto sta scomparendo, per questioni di comodità, perché vogliamo sentirci parte di una comunità dove tutti parlano la stessa lingua, e vogliamo imitare i paesi grandi che ci sono attorno.
Conclude infine il dibattito con aspre parole per quanto riguarda i lavoratori, dice infatti che il lavoratore dovrebbe andare nei campi e dovrebbe avere un salario minore per permettere ad altri lavoratori di avere la stessa paga anche se bassa, ha espresso la sua disapprovazione verso il reddito di cittadinanza, sostenendo fermamente che è solo un’agevolazione per gente che non vuole andare a lavorare i campi o a raccogliere le ciliegie.
La serata finisce con una lettura di poesie che si trovano all’interno del libro con commento finale.