La struttura sportiva, sede di Otrè, all’asta

Una vicenda che non sembra ancora avere fine quella del fallimento delle due società nocesi La Fimco Spa, quale gruppo Fusillo, e la società Maiora Group, quale gruppo Fusillo-Curci.
Una brutta vicenda venuta alla luce già dal 2019 quando in diversi atti della Procura della Repubblica e del Tribunale di Bari figuravano società facenti capo alle due famiglie nocesi.

Tutto ebbe inizio con una inchiesta relativa a delle operazioni sospette dei vertici della Banca Popolare di Bari, in concreto la Procura di Bari contestava ai dirigenti della Banca Popolare di Bari diversi reati, poiché sottoscrivevano quote di fondi comuni investiti in immobili venduti da clienti (come i Fusillo) finanziati dalla banca, senza valutare con spirito critico le potenzialità economiche relative ai rischi di natura patrimoniale e reputazionale.
Da qui la Procura ha aperto come “un vaso di Pandora” le diverse operazioni e le società coinvolte, tra cui quelle tra la Banca Popolare di Bari e i gruppi Fusillo-Curci.

Lo stesso organo di Vigilanza della Banca d’Italia già dal dicembre 2011 richiamava l’attenzione di un Fondo denominato “Tiziano comparto San Nicola” gestito da Sorgente Sgr dell’imprenditore romano Valter Mainetti, il cui portafoglio era composto per la maggior parte di beni immobiliari, la quale società acquisiva dalla Fimco Spa (gruppo Fusillo) un albergo a Bari per un importo di 33 milioni di euro e dalla Inco Srl (quale controsocietà del gruppo Curci, ma anche partecipata dal gruppo Fusillo) un immobile a Roma per un valore di 40 milioni di euro.

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Una vera e propria partita di giro, vale a dire che la Banca Popolare di Bari mutava i crediti dei gruppi Fusillo-Curci in quote di fondi alberghi conferiti dai Fusillo-Curci stessi.
Dunque, l’organo di vigilanza di Banca d’Italia, quanto alla gestione dei rapporti tra la Banca con i gruppi Fusillo, Curci e la società costituita nel 2012 Maiora Group, già riscontrava ripetuti interventi creditizi non sempre sufficientemente vagliati e neanche esaustivamente rappresentati al CdA della Banca. Nel dettaglio si accertava una esposizione verso i gruppi societari citati di 177 milioni di euro nel 2008 sino ad arrivare a 638 milioni di euro.

Il sostituto procuratore dott. Lanfranco Marazia ha apostrofato perfettamente la conseguenza delle molteplici operazioni straordinarie intercompany come una “gigantesca casa del debito”. Infatti, i gruppi Fimco e Maiora, entrambe fallite nel 2019, contabilizzavano un debito consolidato di ben 430 milioni di euro, di cui oltre 78 milioni di euro di debiti contro il fisco e gli enti previdenziali.
Secondo la tesi dell’accusa, capeggiata dal Procuratore Generale dott. Roberto Rossi, l’ideatore delle operazioni contestate sarebbe l’imprenditore nocese Vito Fusillo, a lui ed altri indagati si addebitano anche spostamenti di rilevanti quote di patrimonio presso Stati considerati paradisi fiscali come Lussemburgo e Malta, di cui direttamente o indirettamente la Banca Popolare di Bari o personalità della famiglia Fusillo si assicuravano il controllo. Di fatto, quindi, i beni sottratti alle società Fimco e Maiora restavano sotto il controllo “dei fautori dell’iniziativa illecita”.

Tra le più rilevanti operazioni emerse dalle indagini ed oggi al vaglio del Tribunale penale di Bari c’è la c.d. operazione “Kant”, e cioè la cessione della Logistica Sud e dell’Ambasciatori Immobiliare (entrambe fallite) nel fondo di investimento estero Kant Capital Fund Strategic Business con sede a Gibilterra, il cui rappresentante è Girolamo Stabile. Una operazione, questa, posta allo scopo, secondo la Procura, di occultare lo stato di insolvenza del gruppo Fusillo-Curci, quale Maiora Group, mediante il simulato conferimento delle quote societarie proprio della Logistica Sud e dell’Ambasciatori.

Nel mirino dell’inquirenti è finita anche la società molto conosciuta tra i nocesi denominata CNI. In sintesi, sempre la Maiora Group dismetteva la partecipazione verso la Cni Spa (società attiva nel settore dei servizi alle imprese, il cui ex rappresentante legale risultava essere Massimiliano Curci, rampollo dell’omonima famiglia) in favore della MCG Investimenti Srl, la cui quota del 50% era detenuta dal figlio di Vito Fusillo, e cioè Giacomo Fusillo accusato di aver riciclato nel 2019 la propria quota del capitale sociale di MCG Investimenti, nel cui patrimonio confluiva CNI SpA cedendola ad un soggetto terzo al prezzo di 1,2 milioni di euro.
Vito Fusillo, all’indomani dell’applicazione delle misure cautelari nel settembre 2020, ha parzialmente confessato: “Per i prestiti ho fatto favori”. Essenzialmente ha confessato che per ottenere dei prestiti ha ristrutturato gratuitamente una serie di appartamenti e masserie vicine ai dirigenti della Banca Popolare di Bari, tra cui Marco e Gianluca Jacobini.

Proprio ieri è arrivata la notizia che non solo gran parte dei beni riconducibili alla società fallita Maiora Group è stata oggetto di vendite all’asta per reperire il denaro necessario per adempiere al grande buco debitorio, ma ci sono anche ulteriori immobili che il prossimo 26 ottobre saranno all’asta. Nel dettaglio, i terreni adiacenti al porto turistico Cala Ponte di Polignano a Mare per un valore di un milione e 300 mila euro; una serie di appartamenti e suoli situati tra Bari e Noci; una stazione di carburante con annesso autolavaggio ad Andria; 15 attività commerciali a Casamassima; e, soprattutto, lo stabile sede di OTRE’ quale centro sportivo nocese con piscina, area parcheggio auto, struttura ricettiva e terreni allo stato naturale per un valore pari a 6 milioni di euro.

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