NOCI – Il doloroso e crudele evento della Shoah che ha impresso una macchia indelebile nella nostra storia è ormai noto a tutti, sia perché tramandato da genitori e nonni, sia per averlo studiato sui libri di scuola. Ma c’è stato un bambino, oramai divenuto adulto, che è andato oltre e, spinto dalla curiosità di conoscere le origini della sua terra, è diventato studioso della storia del commercio marittimo e della comunicazione. Si tratta di Pasquale Bruno Trizio, ricercatore barese e autore di molti libri, il quale un giorno, consultando un fascicolo sulla Shoah presso l’archivio di Stato di Bari che frequenta giornalmente, si è imbattuto casualmente in un nome che lo ha ricondotto ad un ricordo della sua infanzia.
Da piccolo Pasquale Trizio si recava con la propria mamma presso il cimitero di Bari per far visita a suo padre morto prematuramente. Anche quel giorno si recò lì ma per un altro motivo. Voleva assicurarsi che il nome Berthold Hulfelder che aveva trovato nel documento, fosse lo stesso dell’uomo sepolto accanto alla tomba di suo padre e sul quale già da piccolo si poneva la domanda su cosa ci facesse un tedesco sepolto nel cimitero di Bari. Il pensiero che non si trattasse di una coincidenza lo indusse ad approfondire le ricerche, recandosi a Roma, L’Aquila e Alfedena per scrivere un capolavoro dal titolo “La storia nascosta” (Ed. Gelsorosso), lavoro durato due anni, presentato a Noci lo scorso giovedì 28 gennaio, presso il salone parrocchiale della Chiesa dei Cappuccini, in occasione del mese della memoria.
L’evento è stato presentato da Stefano Verdiani, membro dell’associazione Presidi del libro, il quale ha introdotto la tematica centrale del libro, raccontata da un documentario della Shoah che vede protagonista la nostra terra. Si tratta della dolorosa storia della vita di un uomo, ebreo, fuggito con la sua famiglia da Norimberga nel 1936, poco dopo l’approvazione delle leggi razziali, e trasferitosi in Italia, a Bari, nella prestigiosa Villa Romanazzi, per sfuggire alle persecuzioni naziste. Ma la terra che lo ha ospitato e nella quale pensava di trovare la felicità, lo ha tradito. Nel 1938, con l’adozione delle leggi razziali anche in Italia, iniziarono le persecuzioni e le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento. Quell’uomo era Berthold Hulfelder, il cui nome nel libro è rivelato solo alla fine, poiché è sempre indicato come “il compagno segreto”. La famiglia Hulfelder fu deportata, ma solo Berthold e suo figlio sopravvissero allo sterminio.
Nel corso dell’evento, il giovane scrittore nocese Rocco Roberto dell’associazione organizzatrice, ha interpretato la poesia che Berthold Hulfelder dedicò alla moglie prima di morire, emozionando tutti i presenti. Tale poesia è stata definita un manifesto della tragedia degli ebrei e il testamento morale lasciato ai giovani per tramandarlo alle generazioni successive. Inoltre, l’autore del libro ha rivelato di aver rintracciato i nipoti di Hulfelder e ha concluso affermando: «Questa è una storia di settant’anni fa ma ancora attuale, poiché anche oggi stiamo affrontando una guerra, disputata però su fronti diversi e, proprio per questo motivo non dobbiamo pensare che non ci appartenga».