NOCI – Oggigiorno, è divenuto usuale recarsi al cinema per trascorre qualche ora in compagnia di amici e di un buon film, ma la grande quantità che oramai si è abituati a vedere, distoglie dal cogliere le molteplici sfaccettature e i numerosi significati di una pellicola cinematografica, che invece potrebbe essere veicolo di cultura e proposta di valori. Questo approccio superficiale è stato superato dal Centro Studi sui Dialetti Apulo-Baresi, che ha organizzato una rassegna cinematografica dal titolo “Dialetto e cinema”, suddivisa in una serie di appuntamenti a partire dalle ore 18:30, presso i laboratori urbani G.Lan di Noci.
Il primo incontro ha avuto luogo lo scorso mercoledì 3 febbraio con la proiezione del film Reality, regia di Matteo Garrone, autore anche di Gomorra, che vede protagonista Luciano, un pescivendolo napoletano che si dedica con la moglie al traffico illegale di robot da cucina e che, dotato di una particolare vena comica, spesso si esibisce davanti ai clienti della pescheria o in occasione di eventi particolari come i matrimoni. Un giorno, quasi per gioco e spinto dalla famiglia, partecipa ai provini per entrare nella casa del Grande Fratello. Da quel momento vive l’attesa come un’ossessione, fino a che la paranoia e la follia prendono il sopravvento su di lui e la sua percezione della realtà non è più la stessa. L’evento è stato introdotto da due membri dell’associazione, Giovanni Laera e Chiara Fasano, che hanno spiegato ai presenti come il cinema italiano sia il riflesso della cultura linguistica italiana frammentata. In particolare, spiegando la tematica del film, si sono concentrati sulla funzione che la contrapposizione di due modalità di linguaggio svolge all’interno di esso: vi è la lingua della realtà, rappresentata dal dialetto napoletano, considerata una lingua viva e mirata a far ridere, e la lingua della finzione, ossia l’italiano, utilizzato come linguaggio comune, stereotipato e proposto come una merce che oscura la propria personalità. L’iniziativa proseguirà nei successivi mercoledì 10, 17, 24 febbraio, 2 e 9 marzo, con la visione e l’analisi di altri noti film in cui è posto in risalto un particolare dialetto: “Mio cognato”, la funzione identitaria del dialetto barese; “Febbre da cavallo”, espressione comica della romanità; “Amarcord”, dialetto come memoria e poesia; “Nuovomondo”, dialetto come fattore di esclusione sociale; “La grande guerra”, incontro-scontro tra i dialetti.
Ai nostri taccuini di Legginoci.it i due curatori dell’iniziativa Giovanni Laera e Chiara Fasano.
Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?
Chiara Fasano: «L’idea di creare una rassegna cinematografica ci è venuta in mente già da subito perché il cinema e il dialetto sono sempre state due realtà complementari. Infatti, nella storia del cinema tutti i film hanno una componente dialettale molto forte, perciò il nostro obiettivo è stato quello di ripercorrere la storia del cinema italiano e capire la funzione che il dialetto ha svolto a seconda del ruolo ricoperto».
Com’è nata l’associazione?
Giovanni Laera: «L’associazione è nata dalla volontà di persone interessate allo studio dei dialetti. Inizialmente eravamo io e Mario Gabriele che abbiamo dato vita a un dizionario etimologico del dialetto di Noci pubblicato nel 2014, al quale è seguita una collaborazione che ci ha condotti a tradurre in dialetto alcuni sonetti di Shakespeare e del “Cantico dei cantici”, spostando il nostro interesse anche sulla letteratura e sulla poesia. In seguito abbiamo deciso di condividere la nostra passione con altre persone dando vita al Centro Studi».
Avete altri eventi in programma?
Giovanni Laera: «Certo, bisogna ancora definire le date, ma verso fine febbraio è previsto un evento per la giornata della memoria sul ricordo della Shoah. Inoltre, si terrà a Putignano una giornata sul dialetto delle province di Bari, BAT, Brindisi e Taranto, e ad agosto ci sarà un’iniziativa sugli arabismi, con la traduzione di alcuni estratti della novella “Le mille e una notte”».