NOCI – Chi, almeno una volta nella vita, non ha mai controllato il telefono del proprio partner? Finta correttezza a parte, in pochi si sono forse trattenuti quando avrebbero fortemente voluto farlo. E non lo hanno fatto probabilmente in quanto impossibilitati da codici di protezione o frenati dall’anticipazione mentale della catastrofe sicura.
Sì, perché la fedeltà nella coppia non prescinde dal tema della gelosia, la maledetta causa della fine di moltissimi rapporti amorosi. Dal greco “zelos” ovvero emulazione, brama, desiderio, deve trattarsi di un fenomeno psicologico davvero potente se negli anni, cantanti, poeti e registi vi hanno dedicato buona parte dei prodotti artistici. Vasco Rossi ce la descrive come una malattia indecifrabile. Shakespeare ne parlava in termini di “mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”. Perfino Cristina D’Avena ce la cantava con “Kiss me Licia”.
La gelosia è un sentimento derivante dal timore di perdere quel che si possiede. Un sentimento, va da sé, ammantato di non indifferente emotività e poca cognizione. Sovente si sente dire che “lui è mio” o che “lei mi appartiene”. Certamente frasi intensamente romantiche ma ugualmente pericolose. All’origine della gelosia si rintraccia infatti l’impostazione di una relazione fondata sulla possessività, dove l’uno tende ad annullarsi nell’altro e a concepire quest’ultimo come centro del proprio sistema da cui tutto dipende e da cui tutto è escluso. Da qui alla deriva ossessiva il passo è breve. Il punto è che il partner non è un oggetto e vivere una storia in questo modo è deleterio per entrambi i protagonisti.
Indubbiamente un pizzico di sana gelosia appare funzionale alla coppia poiché consente di far sentire l’altro davvero amato e desiderato. La gelosia patologica ha invece la configurazione di un vero e proprio delirio laddove si esperiscono vissuti di elevata sospettosità, aggressività, controllo compulsivo, dipendenza affettiva. Una medaglia a due facce per dirla in soldoni. Un continuum che dal giovamento per la crescita relazionale può condurre fino alla follia.
Il segreto perché questo non accada sta nel comprendere che nessuno completa nessuno. La storia della metà della mela è un’eresia ancestrale. Ognuno di noi è una mela intera e inscindibile che se mai si accompagna ad un’altra per un totale di due mele che camminano assieme. Il partner è un allungamento, un mondo che si aggiunge al nostro ma che non lo sostituisce perché se la storia finisce viene perso qualcosa che non si è mai appartenuto preservando la propria integrità e vulnerabilità.