NOCI – È un grande vuoto quello lasciato oggi da Ezio Bosso, compositore, pianista e direttore d’orchestra torinese, che conviveva da anni con una malattia neurodegenerativa. La sofferenza e la disabilità non hanno però mai fermato la sua ardente passione per la musica.
Oggi ci lascia le sue note, ma anche importanti lezioni sul valore stesso della vita. Una vita, la sua, vissuta con coraggio ed entusiasmo fino all’ultimo sorso, con la bacchetta nell’aria a disegnare speranza e, soprattutto, musica. Quella musica che è stata per lui un potente farmaco per la sua anima, medicina per il suo spirito.
Ezio Bosso si è spento all’età di 48 anni, ma la luce del suo sorriso e lo splendore delle sue note resteranno immortali.
A ripercorrere con noi la straordinaria carriera e la forza interiore del musicista prematuramente scomparso, è una voce locale esperta di musica: il nocese Antonio Tinelli, concertista, docente titolare della cattedra di clarinetto al Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari, direttore artistico del Concorso Internazionale di clarinetto “Saverio Mercadante”. Ai taccuini di LeggiNoci, Tinelli offre un ultimo saluto al maestro Bosso, saldamente convinto che la sua energia continuerà comunque a travolgerci potentemente.
«Brillante, energico, emozionante, coinvolgente, sensibile, competente e soprattutto capace di trasmettere alle grandi platee il suo amore per la musica e per la vita. Oggi il mondo della musica piange Ezio Bosso un artista straordinario costretto dal 2011 alla sedia a rotelle in seguito ad un’operazione per rimuovere una neoplasia al cervello che gli procura una sindrome neurodegenerativa. Ma il pianista piemontese non si abbandona e abbraccia più che mai la vita con ancora più forza e passione di prima travolgendo con la musica tutti quelli che lo circondano. Il suo estro e la sua carica umana l’hanno reso speciale, caratteristiche che gli hanno permesso di trasmettere emozioni e sensazioni attraverso un linguaggio, quello della musica classica, molto spesso sottovalutato.
Ezio Bosso è ricordato dal grande pubblico soprattutto per le sue apparizioni televisive, per aver calcato il palco dell’Ariston nel 2016 durante il Festival di Sanremo, ma Ezio Bosso era molto di più. Ha saputo raccontare le emozioni del musicista, le ha sapute condividere con gli altri, ha saputo toccare il cuore del pubblico. Ringraziava la musica poiché è stata lei a cercarlo, aveva cominciato a suonare il fagotto solo perché era uno strumento musicale che non suonava nessuno. Ovviamente la sua malattia neurodegenerativa lo penalizzava fortemente, a tal punto che a settembre dello scorso anno scelse di non fare più concerti pianistici e di dedicarsi esclusivamente alla direzione d’orchestra e alla composizione.
Ci rimarranno impresse le sue lunghe chiacchierate sul significato della musica, su come la bellezza e la sensibilità siano lumi per un percorso di vita, sulla necessità di abbeverarsi alla fonte della cultura, sulla necessità di lasciarsi andare alle emozioni, a quelle più intime e pure. Il suo è stato un moto perpetuo di evocazione all’inno della vita e mai avrebbe voluto la nostra tristezza alla sua morte. Semmai ci vorrebbe accumunati nello stesso suo pensiero “La musica, come la vita, si può fare solo in un modo. Insieme”: lo faremo caro Ezio e grazie per averci travolti con il tuo entusiasmo per la musica».