NOCI – Si rinnova l’appuntamento col Centro Studi dei Dialetti Apulo-Baresi. Per l’estate 2016 Mario Gabriele & co hanno deciso di volgere lo sguardo a chi oggi viene demonizzato ma che in realtà ha lasciato un segno indelebile nella lingua e nella cultura del Mezzogiorno.
“Amme Salamme” è l’omaggio alla cultura araba e alle sue influenze nel meridione d’Italia con attenzione particolare al dialetto nocese. «I recenti fatti di cronaca – spiega infatti Mario Gabriele – sottendono ad un regresso culturale. Questa manifestazione va in controtendenza perché va a scoprire perle culturali di una cultura che sembra lontana ma che difatti non lo è».
Ed anche il nome scelto per l’evento in programma il 5 agosto prossimo a Largo Torre (ore 20.30, ingresso libero) prende vita dalla radice del lemma che identifica il gioco della campana prima versione. Has Salam è un saluto benaugurante di salute, salvezza e pace. Salamme è anche il grido pronunciato da chi quel gioco lo vinceva. «Dalla versione ebraica di Salamme – spiegano gli organizzatori – deriva salomone fino a Shalom che significa appunto pace». E quindi la versione arcaica del gioco della campana. Un reticolato rettangolare su cui si saltellava con una gamba tenendo sul piede una buccia d’arancia. «Salamme è quindi la metafora di un percorso ad ostacoli, concluderlo significava essere salvi ed essere in pace» chiosa Gabriele.
«La manifestazione è un focus su uno studio svolto sulla lingua e sulla storia – spiega Maria Vittoria D’Onghia – sui segni tangibili e tuttora evidenti lasciati dalla cultura araba nel meridione italiano. La parola, la storia e la cultura saranno i veri protagonisti della serata del prossimo 5 agosto». Uno studio partito dalla rilettura del dizionario del dialetto nocese in cui si sono scoperti circa 40 lemmi di derivazione araba che identificano luoghi, aggettivi e modi di fare dei nocesi. «Da questo studio – spiega Giovanni Laera – abbiamo scoperto che il dialetto nocese, ad oggi, rappresenta un unicum rispetto al panorama dialettale meridionale. Neanche in Sicilia e in Campania, dove la presenza degli arabi è stata più marcata, si riscontrano segni così visibili nella lingua locale».
La serata dunque vedrà la proiezione di un video a cura di Luca Curci, inframezzi musicali del chitarrista classico Gianni Pinto e gli interventi di Domenico Forti, Mario Gabriele, Pietro Gigante, Biagio Laera, Domenico Laera, Giovanni Laera e Caterina Quarato.