NOCI – Scrivere di Antonio de Curtis, in arte Totò, può sembrare alquanto azzardato figuriamoci interpretarlo attraverso i suoi scritti e le sue canzoni. Ed invece è l’esperimento ben riuscito di Franco Terlizzi e Amedeo Celentano che hanno portato in scena a Masseria Vecchia Mastro Marco “Amore, vita e morte nella poesia di Antonio de Curtis in arte Totò”.
Ospiti dell’Università della Terza Età nocese dinanzi ad una platea di circa 100 persone, il duo ha ricostruito i momenti fondamentali dell’arte poetica del genio della risata, che parte da Napoli per conquistare l’Italia intera.
Il recital propone alternativamente momenti poetici alle canzoni del repertorio napoletano. Terlizzi e Celentano lambiscono la vita privata di Totò e ne esaltano la carriera da funambolico attore di teatro e di cinema. Sul palco (che non c’è) una scenografia minimal ma costruita ad arte per esaltare i dettagli di una vita da attore, i due si scambiano la parola, strumento col quale Totò ha rappresentato l’Italia meridionale ed utilizzata come arma nella sua lotta al potere. Antonio Clemente (poi De Curtis) nato nel rione Sanità a Napoli nel 1898 non ha mai rinnegato le sue origini povere ed è per questo che si è fatto portavoce, attraverso la risata e lo sberleffo, di tutti coloro i quali una voce non ce l’hanno. Da “Siamo uomini o caporali?” alla declinazione della pernacchia nelle sue più svariate forme, il personaggio Totò e l’attore de Curtis sono diventati punto di riferimento di tutti gli italiani del dopoguerra.
Ed insieme alla risata Terlizzi e Celentano hanno svelato anche il lato dolce e romantico di Antonio De Curtis, con poesie e canzoni dedicate alle donne (croce e delizia dell’attore) e alla sua Napoli (che a tutt’oggi lo osanna come un dio). Il passaggio del saluto dalla vita terrena dell’attore partenopeo è racchiuso nella frase “una risata vi seppellirà” ed invece avrebbe meritato un momento più ampio per una persona (de Curtis) ed un personaggio (Totò) che, in barba al suo insegnamento di semplicità e onestà, ha avuto tre funerali l’ultimo dei quali al rione Sanità salutato da una marea di gente.