NOCI (Bari) – Ansia: un vocabolo che ci capita di ascoltare sovente, un fenomeno (anche usato impropriamente) su cui è bene far luce al fine di chiarirne il significato. Non si tratta di una manifestazione anormale bensì di una comune espressione cosciente dell’individuo, un’emozione basica che risulta dalla percezione dell’ambiente come pericoloso.
Nella definizione non patologica, l’ansia permette un’importante attivazione delle risorse cognitive e fisiologiche della persona che, sperimentando paura o preoccupazione relative ad uno stimolo, si attiva innescando soluzioni e/o comportamenti di fuga.
Soltanto quando l’ansia diventa ingiustificata ed eccessiva rispetto all’impulso, occorre parlare di quello che viene chiamato appunto disturbo d’ansia. Esso può arrivare a compromettere notevolmente le normali capacità del soggetto fino a divenire altamente invalidante.
A voler essere più specifici e con l’intenzione di darne un inquadramento neuropsicologico, le ricerche mostrano come l’amigdala – situata nel lobo temporale, svolga un’opera di rapida valutazione dell’ambiente circostante andando ad attivare paura e rabbia all’occorrenza. Quel che si verifica è che, nei disturbi d’ansia, l’amigdala risulta essere iperattiva andando a sprigionare eccessivi livelli di noradrenalina nonché a determinare una ipoattivazione del sistema serotoninergico.
L’ansia è ereditaria? È questa la domanda più gettonata che trova risposta in letteratura laddove sembra valida la tesi secondo cui tale problematica sia da imputare a molteplici variabili, dagli infantili stili di attaccamento alle caratteristiche genitoriali, dall’educazione ricevuta agli eventi di vita occorsi.
I disturbi d’ansia conosciuti e chiaramente diagnosticabili sono: fobia specifica (paura marcata quanto irragionevole per stimoli precisi come aereo, spazi chiusi, ragni, cani, gatti, insetti, ecc.); disturbo di panico (esperienze di attacchi di panico ricorrenti); disturbo ossessivo-compulsivo (caratterizzato da pensieri o fantasie che obbligano la persona ad agire ripetutamente azioni concrete o mentali); fobia sociale (espressa con ansia relativa a situazioni sociali o prestazionali); disturbo post-traumatico da stress (seguito all’esposizione ad un evento stressante e traumatico che la persona ha vissuto direttamente, o a cui ha assistito, e che ha implicato morte, o minacce di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri); disturbo d’ansia generalizzata (preoccupazioni croniche ed eccessive riferite ad una innumerevole quantità di situazioni).
Sembra chiaro dunque che nei disturbi d’ansia vi sia un erronea e distorta percezione della realtà che comporta risposte sproporzionate a livello cognitivo, fisiologico, emotivo e comportamentale. Ai fini del trattamento diventa importante agire a più livelli, combinando farmacologia e psicoterapia breve.
(foto fonte psicologi-italia.it)