LOCOROTONDO – I Carabinieri della Compagnia di Monopoli hanno notificato, presso il carcere di Taranto dove è attualmente detenuto, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti del 56enne barista tarantino che il 5 luglio scorso aveva gambizzato il genero a Locorotondo.
Il 56enne, molto conosciuto a Taranto, in particolare nel quartiere Paolo VI, era ritenuto una persona per bene ed un gran lavoratore, in quanto insieme alla moglie gestiva un bar nel quartiere di origine. Ma quel 5 luglio, subito dopo pranzo, si era recato a Locorotondo alla ricerca del genero, 33enne, anch’egli tarantino e incensurato. Quest’ultimo da pochi giorni aveva iniziato a lavorare presso il caseificio dello zio, un punto vendita di salumi e formaggi sito nei pressi del centro storico e molto noto alla cittadinanza.
Sta di fatto che il suocero attese circa un’ora l’arrivo del genero ed in seguito, appena lo vide arrivare, gli intimò di avvicinarsi per avere l’ennesimo chiarimento su motivi che da tempo avevano logorato i rapporti all’interno della famiglia. La discussione durò poche battute e degenerò in insulti reciproci, essendo legata ad antichi dissapori, situazioni debitorie e alla fine di un matrimonio ormai da tempo irrecuperabile. Quel giorno, però, dopo i proverbiali avvertimenti, il 56enne passò ai fatti, e dopo aver urlato al genero “sei un uomo morto”, “ci hai rovinato”, estrasse da un marsupio tenuto a tracolla una pistola cal. 22 e fece fuoco da distanza ravvicinata. Esplose almeno 5 colpi dei quali 3 attinsero il giovane dapprima alle gambe poi, mentre fuggiva, al gluteo e all’anca. La vittima riuscì comunque a trovare riparo dentro il caseificio, mentre fra le vie limitrofe si scatenò un fuggi fuggi dei passanti, evidentemente non abituati ad assistere a tali scene.
Mentre giungevano sul posto i soccorsi del 118, il 56enne risalì a bordo della sua autovettura di grossa cilindrata e fece perdere le tracce. Immediatamente scattarono le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Monopoli. La scena del crimine venne cinturata e, mediante l’intervento della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Bari, vennero eseguiti i rilievi tecnici del caso. A terra venivano rinvenuti 5 bossoli, mentre un altro proiettile aveva forato lo sportello anteriore di un’autovettura in sosta. Solo per una fortunata casualità i colpi non avevano attinto dei passanti. Contemporaneamente vennero avviate le “ricerche” dell’attentatore in fuga, con perquisizioni presso la sua abitazione e il bar da lui gestito. Alla fine, non senza difficoltà, veniva localizzato nel quartiere Paolo VI, dove, dopo aver abbandonato l’autovettura, si aggirava a piedi e dove probabilmente, essendo il quartiere di residenza, si sentiva più al sicuro. Vistosi circondato da un massiccio dispiegamento di forze non oppose resistenza e venne sottoposto a fermo di indiziato di delitto per tentato omicidio, porto di arma comune da sparo e ricettazione. Il GIP del Tribunale di Taranto, ritenendo valide le accuse a suo carico, su richiesta di quella Procura, convalidò l’arresto e dispose la custodia cautelare in carcere, riconoscendo la competenza territoriale dell’Autorità Giudiziaria di Bari, che, con l’emissione del citato provvedimento cautelare ha confermato e fatto proprie tutte le accuse di cui il 56enne sarà chiamato a rispondere.
Sono ancora in corso indagini da parte dei Carabinieri di Monopoli per recuperare l’arma, della quale l’attentatore si è liberato subito dopo aver fatto fuoco. Con ogni probabilità si ritiene possa trattarsi di una pistola illegalmente detenuta, in quanto il 56enne è privo di ogni autorizzazione di polizia, probabilmente acquistata nel mercato delle armi parallele tarantino.
Stabili invece le condizioni del ragazzo ferito, ancora ricoverato presso l’ospedale Valle d’Itria di Martina Franca. Egli a breve si sottoporrà ad un delicato intervento chirurgico, in quanto le pallottole perforarono l’intestino.