NOCI – Dipinto dai pittori, decantato dai poeti, e ritmato dai cantanti. Il bacio, da sempre, rappresenta per l’arte un oggetto privilegiato. Definito l’apostrofo rosa tra le parole t’amo, si tratta di un elegante e dolcissimo gesto d’amore che pare coinvolgere ben 29 muscoli facciali.
Giá da tempi non sospetti, Sigmund Freud, nel dipanamento della sua teoria sullo sviluppo psicosessuale, aveva chiarito come la bocca fosse il primo strumento utilizzato dal bambino per conoscere il mondo: è attraverso di essa che avvengono le prime sperimentazioni di sicurezza e di affetto. Una fondamentale zona erogena insomma, la più protesa verso il mondo esterno. Le labbra sono caratterizzate da numerosissime terminazioni nervose capaci di captare le informazioni provenienti dall’ambiente e che immediatamente vengono trasmesse al cervello.
Sebbene molte volte sminuito, il bacio è quello che fa decidere circa il futuro con la persona baciata. Il “non mi piace come bacia” è un’affermazione in cui si risolve banalmente l’esito di una storia ma che sottende una profonda spiegazione scientifica: di fatto è avvenuta una elaborazione dei dati coinvolgenti i cinque sensi. Ma c’è di più. Con il bacio vengono rilasciati ormoni e neurotrasmettitori adibiti a guidare i nostri pensieri: la dopamina stimola il desiderio, l’ossitocina decide per l’attaccamento e l’adrenalina eccita decidendo se ci sarà un seguito.
Anche il cortisolo, l’ormone dello stress, sembra dilatare i vasi sanguigni aiutando in tal modo a rilassarsi. Ma baciare serve ad attenuare anche l’emicrania, a pulire i denti grazie allo scambio di saliva nonché a risollevare l’umore. La ricerca scientifica non ha più dubbi. Il bacio assurge a naturale antirughe, ad alleato della salute corporea e a gratuito antidepressivo.
(In copertina: Francesco Hayez, Il bacio (1859) – particolare)