NOCI – «Se i giovani vengono qui queste mura iniziano a respirare». È l’appello rivolto alle nuove generazioni da Mons Giuseppe Favale intervenuto venerdì sera alla presentazione del completamento dei lavori di restauro della chiesetta di Santa Maria di Barsento all’interno dell’omonima oasi naturalistica. La chiesa e la zona limitrofa sono stati interessati negli ultimi due anni da un profondo lavoro di ristrutturazione e di studio da parte del Mibact e della Sovrintendenza per riportare alla luce, o custodire, le meraviglie di un luogo che potrà essere meta di pellegrinaggi mariani o eventi turistici.
Tantissimi gli esponenti politici intervenuti durante la serata di presentazione, dalla sottosegretaria al Miur Angela D’Onghia, ai sindaci di Noci Domenico Nisi e Alberobello Michele Maria Longo, e tecnici del Mibact e Soprintendenza ai beni storici e archeologici di Puglia, passando per il vescovo Favale e l’arciprete di Noci don Peppino Cito. Nelle insolite vesti di presentatore e moderatore il sen Piero Liuzzi a cui si deve l’interessamento per la realizzazione dei lavori di restauro e archeologico della zona. Lavori portati a compimento dalle ditte Sogeap, Terrae, Laviola e che hanno usufruito di un finanziamento ministeriale di circa 400mila euro.
I LAVORI – I lavori si sono succeduti in più fasi. Ad essere interessata per prima è stata la parte esterna della chiesetta con lavori di ripristino del tetto a chiancarelle e il consolidamento della struttura. All’interno invece si è cercato di ripristinare quanto scoperto durante gli studi sul campo. Emerge così che sotto il pavimento calpestabile ce n’è un altro, quello originario, con un disegno che ricopre l’intera navata centrale. Sulla destra è stato ricoperto il “saggio di scavo” del 2007 che aveva portato alla luce lo scheletro della “Spilungona”, mentre sono stati sottoposti ad accurato restauro gli affreschi della navata destra riportante il Cristo Pantocratore e dell’abside centrale. Lavoro certosino anche sulla tela raffigurante la Madonna di Barsento sull’altare centrale, mentre sono stati ripristinate tutte le opere lignee. All’esterno invece sono stati rinvenuti ossari e tombe dove sono allocati resti umani di uomini, donne e bambini, alcuni dei quali sembrerebbero essere stati operati chirurgicamente. «Sono tutt’ora all’attivo studi specifici per risalire all’età di allocazione e capire se vi era una vera e propria comunità attorno alla chiesetta dice Miranda Carrieri. Studi che stanno interessando tutt’ora anche la zona di fronte la chiesa, quella boschiva in cui vi sono la Grotta del Sapone e la grotta di Maria di Barsento: «i reperti ritrovati sono ancora molto pochi e li stiamo ancora studiando» prosegue la direttrice scientifica degli scavi archeologici. Infine tutta la struttura della chiesetta è illuminata da una rinnovata opera di illuminotecnica che consente di esaltare le parti architettoniche più salienti della struttura senza esserne accecati.
IL FUTURO – A seguito della fase di studio vi saranno diverse pubblicazioni sui lavori di restauro e ritrovamenti archeologici che hanno interessato l’area di Barsento. Nella serata inframezzata dagli interventi musicali medievali delle Vaghe Ninfe, le conclusioni sono affidate al sottosegretario Mibact Antimo Cesaro. «Il recupero è stato illustrato nei minimi dettagli e ha destato molto interesse. Recupero culturale non è insito in sé. Non possiamo recuperare un sito per la sua bellezza, ma perché ne ricavi un valore aggiunto. A questo vi si arriva se viene vissuto e valorizzato così potrà essere anche volano di sviluppo economico e culturale».