NOCI – Il direttore della Biblioteca comunale di Noci, Giuseppe Basile, è stato nominato vicepresidente dell’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) Puglia, durante l’Assemblea svoltasi lo scorso 16 luglio in modalità telematica. Ai nostri taccuini, Basile ci racconta di questo nuovo incarico, ripercorre insieme a noi la sua carriera di bibliotecario e ci offre la sua opinione sulla condizione delle biblioteche di oggi.
Rinnovandole i nostri auguri per la nomina a vicepresidente AIB Puglia, le chiederei di spiegare – ai non addetti ai lavori – l’entità di questo nuovo incarico.
L’AIB (Associazione italiana biblioteche) è l’associazione professionale dei bibliotecari italiani e ha tra le finalità precipue la promozione dei servizi delle biblioteche e il riconoscimento della professione. È un’associazione nazionale articolata su base territoriale con sezioni regionali. A livello centrale è retta da un Comitato esecutivo nazionale. In ogni regione vi è un Comitato esecutivo regionale (CER) costituito da un numero di componenti non inferiore a cinque e non superiore a sette, tra i quali un presidente e un vice presidente. Nel caso della Puglia il CER è composto da sette membri. Le elezioni per il rinnovo degli organi associativi dell’AIB per il triennio 2020-2023 si sono svolte tra il 15 e il 18 maggio per la prima volta in forma telematica. Il nuovo Comitato esecutivo regionale risultato eletto si è insediato lo scorso 5 giugno e ha provveduto ad attribuire nel proprio ambito le cariche sociali che sono state rese pubbliche durante l’Assemblea regionale dei soci tenutasi, su piattaforma telematica, lo scorso 16 luglio.
Come ha accolto questa nomina, a livello emotivo e professionale?
Mi sono candidato durante l’Assemblea regionale del 19 febbraio tenuta presso la Biblioteca del Consiglio regionale pugliese, cedendo al pressante invito di alcuni colleghi. Sinceramente, valutando il numero, le qualità degli altri contendenti e la circostanza di aver già dato in passato il mio contributo nel CER, consideravo la mia una candidatura di servizio e, pertanto, non nutrivo alcuna aspettativa. Potete immaginare la mia sorpresa quando ho appreso di essere stato il secondo degli eletti. Non nego di essermi emozionato pensando alla stima e all’amicizia di tanti colleghi associati sparsi per la Puglia che mi hanno accordato la loro fiducia. Fiducia che non ho potuto e voluto tradire quando gli altri componenti del CER hanno voluto conferirmi la carica di vicepresidente. Spero soltanto di essere all’altezza e di poter dedicare al mandato il tempo necessario per assolverlo dignitosamente.
Il nuovo incarico giunge a impreziosire la sua carriera di bibliotecario: vorrebbe ripercorrerla insieme a noi?
La mia carriera professionale è iniziata il 1° dicembre 1984 quando a 21 anni sono stato assunto, in seguito a concorso pubblico, come applicato-aiuto bibliotecario presso la Biblioteca comunale “Mons. Anastasio Amatulli”. Nel 1997 il mio profilo professionale è stato cambiato in Istruttore Aiuto Bibliotecario e nel 2002 in Vice Direttore di Biblioteca. Con il pensionamento del mio predecessore Vito Liuzzi, che per 40 anni ha guidato la nostra Biblioteca, dal 1° agosto 2007 ho preso, di fatto, il suo posto. La qualifica di Direttore di Biblioteca mi è stata attribuita, in seguito a concorso interno per titoli ed esami, dal 19 maggio 2008. Sono socio AIB ininterrottamente dal 1991; nel 1999 mi sono iscritto all’Albo professionale italiano dei bibliotecari e nel 2014 sono stato ammesso nell’Elenco degli Associati. Ho fatto parte del Comitato esecutivo regionale Puglia 2000-2003 e di quello successivo 2003-2004. Sono stato inoltre, a livello nazionale, elemento effettivo del Collegio sindacale dell’AIB per il triennio 2014-2017.
Colgo l’occasione per chiederle un suo parere sulle sfide delle biblioteche del nuovo millennio, che nell’era di internet continuano a rappresentare un importante presidio culturale, sebbene le percentuali nazionali sulla loro frequentazione siano molto basse. Secondo dati statistici di ampia diffusione, inoltre, il sud detiene un primato negativo. Qual è, dunque, il valore e il compito della biblioteca di oggi e come dovrà essere la biblioteca di domani?
Bella domanda. Su questi temi si stanno sprecando, spesso a sproposito, fiumi d’inchiostro. È un argomento complesso, controverso e difficile da inquadrare nell’odierna “società liquida”, rispetto al quale è oltremodo complicato offrire delle soluzioni. Come ho avuto modo di scrivere nel mio breve profilo al momento della candidatura, condivido quanto sancito dal Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche secondo il quale “La libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società”. Considero la lettura, l’accesso alle informazioni e la disponibilità incondizionata di biblioteche fornite, efficaci ed efficienti diritti fondamentali; strumenti imprescindibili per completare ciascun essere umano e per metterlo nelle condizioni di esercitare con consapevolezza, competenza, pari opportunità tutti i diritti di cittadinanza nella comunità globalizzata. Ritengo che in Italia tali diritti siano poco garantiti e che gli investimenti che si fanno siano in gran parte sbagliati e infruttuosi. Scarseggiano le risorse economiche ma si continuano a finanziare migliaia di progetti ed eventi di ogni genere (molti utili solo a soddisfare il narcisismo di amministratori e organizzatori, ad alimentare clientelismo o ad appagare la “pancia” degli elettori) che, almeno nelle regioni meridionali, producono pochi risultati in termini di potenziamento delle biblioteche e delle librerie, aumento della lettura e della vendita dei libri. In quest’ottica le biblioteche sono e rimarranno indispensabili presidi anche in presenza del “mare magnum” della rete, perché all’aumento della disponibilità d’informazioni e documenti non corrisponde una crescita delle capacità di comprensione e di valutazione critica dei contenuti. Pertanto è indispensabile avere dei luoghi fisici di formazione e consultazione che favoriscano l’orientamento, la comprensione e il corretto uso delle informazioni. Le biblioteche inoltre assicurano una discreta stabilità. Quello che entra in biblioteca può rimanere disponibile negli anni ed è a più basso rischio di volatilità rispetto a tante informazioni presenti in rete senza certezze circa la loro disponibilità futura. Certo “la biblioteca è un organismo che cresce” – come sanciva il bibliotecario indiano Ranganathan, uno dei padri della biblioteconomia – e come tale deve adeguarsi ai cambiamenti, assumere nuovi modelli e forme. La biblioteca dovrà accentuare la sua funzione sociale considerando anche che molti cittadini vivono in situazioni di disagio e trovano in essa una dei pochi luoghi dove trovare assistenza anche per consultare offerte di lavoro e reperire informazioni utili per la vita quotidiana. La biblioteca, poiché importante centro di servizi, deve essere a disposizione del cittadino e deve offrire servizi all’altezza dei tempi. La biblioteca del futuro dovrà sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia e dal digitale, dovrà offrire servizi, conoscenze e informazioni sui vari supporti e in diverse modalità: dovrà essere proiettata nel futuro senza però rinnegare il passato, anzi valorizzando l’inestimabile patrimonio culturale delle biblioteche quale risorsa da tutelare, condividere e tramandare quale testimonianza e memoria della vita culturale delle comunità. Proprietari e gestori colgono il valore e le potenzialità delle biblioteche? Sapranno sostenerle, potenziarle per il bene collettivo? Sapranno affrontare le sfide del futuro? Io ho molti dubbi.