NOCI – È un dibattito acceso e carico di fermento quello della bioetica riferito soprattutto ai momenti più importanti del genere umano che connotano l’inizio e la fine di un’esistenza, la vita e la morte. Un argomento che l’Azione Cattolica San Domenico ha tenuto a far conoscere al più ampio spettro di pubblico possibile attraverso un momento di riflessione e confronto che si è tenuto sabato sera al Chiostro di San Domenico.
Al centro vi è la vita e di come, oggi, grazie alla tecnologia, è possibile modellarla ad uso e consumo dell’uomo talvolta prevaricando la morale per assecondare un senso di affermazione sociale. È l’avvocato Vittorio Palmisano, nel dibattito moderato da Palma Liuzzi, ad introdurre l’argomento enunciando le teorie della cultura realista, a cui si rifà il mondo cattolico, e la cultura relativista, in cui trovano fondamento i ragionamenti del mondo agnostico. Le due culture, che pure ritrovano richiami simbolisti nel Cristo Redentore di Rio de Janeiro e nella Statua della Libertà, sono su fronti diametralmente opposti quando si parla di fecondazione assistita e eutanasia.
E dunque per la scienza a relazionare è il ginecologo andrologo Filippo Maria Boscia che in quasi 40 anni di esperienza sul campo è in grado di affermare che ci sarebbero 272 modi per nascere. Lo stesso formula un lungo discorso che tocca diversi punti: dal periodo di fertilità di una donna, al senso di genitorialità, dalle coppie di fatto alla pillola del giorno dopo. Boscia riprende anche la questione prettamente femminile di posticipare la gravidanza per potersi affermare in campo professionale. L’acuto professore, con senso della sintesi, è riuscito a convogliare in un’ora un argomento che poteva dilungarsi per giorni, alimentando sentimenti contrastanti in coloro che ascoltavano.
Diverso ma altrettanto interessante l’intervento di don Nicola D’Onghia, molto più sintetico del relatore che l’ha preceduto, che ha richiamato al senso di unicità dell’individuo, composto non solo di cervello ma anche di anima. Allieta la serata l’arrivo inaspettato di Mons. Giuseppe Favale (alle ore 20). Il vescovo della diocesi Conversano-Monopoli invita al dialogo tra le parti. «Andare, dialogare con il coraggio, – dice Favale – è il dovere di testimoniare il valore grande della vita perché in ogni essere umano c’è un frammento di Dio. Se capissimo questo, come cambierebbero le nostre relazioni! Come Cristiani mettiamoci tutto l’impegno possibile».