NOCI – Un considerevole e sostanzioso valore aggiunto alla riuscitissima seconda edizione di “Tra i vicoli della mente” è stato apportato dalla mostra “Birds” del poliedrico artista putignanese Nicola Genco. La mostra è consistita in una vera e propria installazione diffusa che ha attraversato i vari luoghi in cui si è svolto il festival fino ad inoltrarsi nel Chiostro delle Clarisse e nel Palazzo della ex Pretura.
Nicola Genco è un artista visivo a tutto campo. Maestro cartapestaio, grafico, designer, pittore e fotografo, ha presentato le sue opere in diverse manifestazioni e rassegne di cultura e arte contemporanea in Italia e all’estero tra cui, in Francia, a Lille, il progetto di luce “Dentelle stellaire” in collaborazione con il noto fumettista e scenografo belga François Schuiten.
Le opere di Genco sono caratterizzate da una forte attrazione per i materiali e da uno spiccato senso della manualità. I suoi uccelli sono assemblaggi di materiali diversi: carta di riso, ceramica, legni spiaggiati, pezzi di ferro, rametti secchi e altro ancora. Le sue sculture sono montate su sottili tondini di ferro per invadere lo spazio in ogni direzione. Sculture sospese, mobili, talvolta luminose, che trasmettono un’idea di leggerezza, una concezione minimalista dell’arte (quasi di fascino orientale). In particolare colpiscono i suggestivi “bois flotté”, i pezzi di legno restituiti dal mare, materiali levigati dal tempo e dall’acqua, che hanno conosciuto i fiumi in piena e le mareggiate e che, una volta recuperati dall’artista, sono pronti a rinascere ad altra vita, quella eterna dell’arte e del suo incessante e inderivabile confronto con la natura.
Per la loro dinamica e il modo che hanno di espandersi nell’aria le sculture di Genco ricordano vagamente i mobiles di Alexander Calder, ma a differenza dell’americano e del suo giocoso astrattismo cinetico, le strutture e le forme assemblate da Genco rimarcano con decisione la suggestiva bellezza e l’unicità dei singoli elementi utilizzati, il loro carico di storia e di mistero in luoghi lontani dallo sguardo degli uomini. Nel momento stesso in cui l’artista rinviene e si ritrova tra le mani un materiale-segno così prezioso il processo creativo è già avviato e le leggi, quelle inderogabili dell’arte, già scritte. In un certo senso accade che l’opera comincia a farsi da sola e all’artista, catapultato in una dimensione di sogno, non resta altro che ubbidirle ciecamente e accompagnarla passo per passo alla meta. Al risveglio ascolterà soltanto un battere di ali.
Vittorino Curci