NOCI – C’è anche il nome del nocese Anastasio Cazzolla sulla lapide esposta domenica scorsa a Masseria Monaci di San Domenico in occasione della rievocazione storica della rappresaglia del 1 dicembre 1862 tra le truppe dell’esercito piemontese e la banda di briganti del Sergente Romano.
La lapide “contro l’oblio” è stata esposta dall’associazione Briganti delle Murge, che ha organizzato l’iniziativa assieme al “Centro Speleologico dell’Alto Salento” e con il patrocinio del Comune di Noci, a seguito della rievocazione storica della rappresaglia che ha prodotto l’uccisione di 4 briganti sul posto e la cattura dei restanti, e il sequestro del materiale in loro possesso.
Ad illuminare i visitatori con le sue spiegazioni storiche Domenico Blasi direttore del Gruppo Umanesimo della Pietra. «Per le associazioni filoborboniche – spiega Blasi a LeggiNoci – è un momento di ripresa di identità culturale della nostra terra perché qui il 1 dicembre del 1862 si è infranto il sogno dell’insorgenza legazionista, il brigantaggio politico, ed inizia quello che gli storici chiamano il “brigantaggio delinquenziale”. Il ruolo di Noci è che uno dei dieci catturati, uno dei capi delinquenziali Scipione De Palo di Terlizzi fu fucilato a Noci in quella che oggi è via Vasconi. I soldati che sconfissero le armate delinquenziali portarono a Noci i 10 briganti arrestati, poi fucilati, e sequestrarono 74 cavalli e oltre 15 sciabole e fucili. Si dice che la popolazione di Noci accolse con festosità le truppe militari piemontesi, in realtà si distinsero due personaggi: il sindaco Donato Mansueto e l’arciprete Mansueto che addirittura benedisse i cadaveri. Loro, (riferendosi alle associazioni organizzatrici ndr), fanno questa rievocazione storica come senso di riscatto, di nostalgia. Una pagina che invece ci deve far riflettere soprattutto sul lavoro del più grande storico di Noci, Nicola Bauer».
A conclusione della rievocazione storica e della messa celebrata da padre Massimiliano Carucci, il presidente dell’associazione “Briganti delle Murge”, Vito Domenico Carbotti ha declamato “L’ode ai Briganti”.