NOCI – Il presidente dell’Aia, Roberto Nocentini, convoca una riunione del Comitato Direttivo dell’Associazione e scrive una lettera al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
“La diminuzione drastica delle risorse destinate alle Associazioni allevatori pregiudica tutto il lavoro fatto in termini di miglioramento genetico, attività selettiva ed a favore della biodiversità”. La notizia è giunta inaspettata nella serata di mercoledì 21 giugno, una nota del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha comunicato alle Regioni che la ripartizione per il cofinanziamento del Piano nazionale dei controlli sulla produttività animale svolti dalle Associazioni Allevatori, a causa del ridimensionamento della spesa pubblica, passerebbe dagli attuali circa 22,5 milioni di euro a soli 7 milioni. Tutto questo a fronte di una spesa complessiva che supera abbondantemente i 50 milioni di euro.
“Siamo sorpresi e sconcertati – afferma il presidente dell’Associazione Italiana Allevatori (A.I.A.), Roberto Nocentini – nell’apprendere la notizia, di fonte ministeriale, sull’ulteriore taglio ai finanziamenti destinati alle Associazioni allevatori che ricordiamo, svolge un attività di pubblico servizio. La preoccupazione è grande, abbiamo convocato d’urgenza il Comitato Direttivo di A.I.A. per affrontare quella che si prospetta come la più grave emergenza che il sistema allevatoriale abbia mai , in questi 70 anni di storia, dovuto affrontare. Verrebbero meno i progetti futuri e il proseguimento del lavoro fatto per il miglioramento genetico delle razze e specie allevate in Italia, tutta l’attività di selezione a difesa del reddito degli allevatori, tutte le azioni a favore della biodiversità animale che solo noi possiamo garantire, tutti i progetti sul benessere animale e sulla sostenibilità degli allevamenti che tutta la società italiana chiede”. “Abbiamo scritto – continua Nocentini – una lettera al Ministro Martina, nella quale esprimiamo tutto il nostro risentimento per la situazione che a breve si verrebbe a creare. Ad esser danneggiate non sarebbero infatti solo le strutture ed il personale delle Associazioni allevatori su tutto il territorio nazionale, che già si sono impegnate a fondo negli ultimi anni in un faticosissimo processo di riorganizzazione ma, a venir meno sarà tutto ciò che è stato messo in campo per gli allevatori italiani per la qualità e salubrità delle produzioni di origine zootecnica e per la sicurezza alimentare verso i cittadini italiani.” “Vogliamo augurarci – ha concluso Nocentini – che lo Stato italiano e tutti i responsabili governativi ripensino velocemente sulle conseguenze dell’attuale stato di cose. Lo ripetiamo: non è solo una mera questione di finanziamenti dati o non dati, ne va della credibilità dell’intero Sistema Paese in campo zootecnico ed agroalimentare, delle eccellenze che quotidianamente provengono dalle stalle italiane”.
Da parte sua il Presidente di A.R.A. Puglia Pietro Laterza ha immediatamente chiesto un incontro all’Assessore Regionale alle Risorse Agroalimentari Leonardo Di Gioia il quale, anche nella sua qualità di Coordinatore degli Assessori alla Agricoltura in sede di Conferenza Stato Regioni, ha un ruolo importante nelle decisioni di politica agricola assunte dal Governo Nazionale. “La zootecnia pugliese, afferma Laterza, è oggi la piu importante del Centro Sud Italia e fra le prime a livello nazionale, non solo per i numeri che rappresenta, ma soprattutto per il livello qualitativo e genetico dei suoi allevamenti, grazie alla azione costante e mirata dei controlli della Associazione Allevatori che hanno portato il livello quanti qualitativo delle produzioni zootecniche pugliesi a livelli di eccellenza, con evidenti ricadute positive sulla economia regionale, considerando il notevole indotto determinato, e sulla sicurezza alimentare dei consumatori. Oggi la drastica ed incomprensibile riduzione dei finanziamenti pubblici rischia di mettere profondamente in crisi questo sistema virtuoso, portando al collasso un settore importante con ricadute negative per allevatori, aziende di trasformazione, consumatori e, non ultimo, per tante famiglie di lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro.”