NOCI – Si è tenuto nella sala consiliare del comune di Putignano un interessantissimo convegno dal tema “bullismo e cyberbullismo”. Ne sono venuto a conoscenza in quanto evento accreditato presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari e, da subito, l’argomento mi ha interessato.
Ritengo che questa tipologia di incontri sia estremamente utile e formativa non solo per gli addetti ai lavori ma anche per il cittadino comune che vive quotidianamente a contatto con determinati fenomeni immaginando che siano realtà distanti e che interessano sempre “gli altri”. Partendo dalla mia ignoranza sull’argomento ho appreso che il cyber bullismo e’ la manifestazione in Rete di un fenomeno piu’ ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo e’ caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima.
Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chatt rooms, istant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo e quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi.
Esistono dei segnali d’allarme da non sottovalutare che talvolta indicano che il ragazzo è vittima di episodi di bullismo: stress emotivo e senso di impotenza nell’affrontare la situazione e tentare di mettervi fine; maggior rischio di sviluppare disturbi mentali, come ansia o depressione; manifestazione di tendenze autolesioniste, o persino suicide; calo del rendimento scolastico e difficoltà a socializzare. Le ripercussioni di simili episodi secondo gli studiosi si manifestano a lungo termine anche in età adulta. Insomma, una vera e propria emergenza. La domanda che mi sono posto è stata: perché tutta questa aggressività soprattutto in età adolescenziale? Senza ombra di dubbio la società in cui viviamo è molto competitiva e la competitività spesso sfocia in aggressività; ritengo che la scuola e le altre istituzioni debbano fare la propria parte ma fondamentalmente vi debba essere un coinvolgimento delle famiglie, ma poi mi chiedo, sfiduciato, chi insegna a fare i genitori?