NOCI – A balzare agli onori della cronaca, in modalità sempre crescente, è il tema della violenza e della sopraffazione tra i giovani. Sebbene se ne parli parecchio e nonostante i numerosi progetti di intervento al fine di prevenire il fenomeno, la realtà giornaliera continua a raccontarci di fatti brutali.
L’età scolare e l’adolescenza rappresentano fasi di vita molto delicate in cui le relazioni orizzontali soppiantano quelle verticali e in cui ci si emancipa dalla culla familiare per gettarsi a capofitto nel mondo senza tuttavia possederne gli strumenti. Proliferano le occasioni di contatto con il gruppo dei pari e si cerca in tutti i modi di farsi accettare laddove necessaria è la cooperazione, la negoziazione, il rispetto delle regole. Può accadere tuttavia che alcuni bambini possano non avere così tanta deferenza nei confronti del prossimo e trovino più semplice utilizzare intimidazione e vessazione per emergere.
Dall’inglese bullying, bullismo è l’insieme delle prepotenze agite e subite che si verificano tra coetanei in un contesto gruppale. Tre caratteristiche lo definiscono: sistematicità (persistenza nel tempo), intenzionalità (volontà di arrecare danno) e asimmetria (nel potere tra gli attori).
Il bullo, ragazzino forte fisicamente, insofferente alle regole e scarsamente empatico, si contrappone alla vittima, debole ed esile nel corpo, scarsa nei giochi sportivi, ansiosa e perennemente timorosa. A far da cornice vi sono i sostenitori dell’uno e dell’altro che non prendono mai parte alle azioni violente per indifferenza o ritorsioni ma racano il loro silente sostegno ai protagonisti indiscussi, di fatto però avvalorando la gravità della situazione.
Il bullismo si espleta sia attraverso forme dirette e fisiche attraverso veri e propri atti di aggressività sia mediante modalità indirette come isolamento sociale e calunnie.
Oggi più che mai, diffusissimo appare anche il cyberbullismo. In un’era altamente tecnologica come la nostra, offendere, diffamare e abusare dell’altro attraverso il mezzo telematico sembra facilissimo. Il vantaggio del coprirsi poi di anonimità fa sì che le dosi e la brutalità possano essere rincarate.
Ora, il monito va ai genitori, agli insegnanti e ai ragazzi stessi: non si tratta di bravate transitorie e in alcun modo vanno giustificate. Cogliere i segni di disagio preventivamente è fondamentale ai fini dell’evitamento di casi di depressione e di disturbi antisociali di personalità.