Chiesa Matrice: la torre campanaria a 5 anni dal fulmine

NOCI – 25 gennaio 2012. Ore 8.30 circa. Mentre i tetti delle case vengono imbiancati dalla neve, nel cuore del paese, una nuvola carica di elettricità è pronta a scaricare tutta l’energia raccolta. Attratta da una croce in ferro, scaglia un imponente fulmine, il quale colpisce e distrugge la cuspide barocca del campanile della Chiesa Madre di Noci, mandandola in frantumi. Il rimbombo si propaga fino alle campagne più lontane. Una fumata avvolge la parte superiore della torre campanaria. I detriti ricoprono sia il tetto della chiesa, sia il tetto delle varie abitazioni adiacenti, nonché la stretta Via Campanile. Uno dei simboli della nostra comunità è andato distrutto.

Sono già passati 5 anni da quell’evento, il quale si somma a tutti gli altri episodi in cui la torre campanaria della Chiesa Madre è stata vittima delle scariche elettriche. Infatti, il campanile settecentesco, non è nuova a questo tipo di incontri fulminanti. Un primo impatto con un fulmine, uno dei più dannosi, lo si registra nel 1807 e, a cinquant’anni esatti, nel 1857, questo è distrutto per un quarto della sua altezza, sempre dal medesimo fenomeno atmosferico. Oggi, il campanile, dopo gli interventi di restauro conclusi nell’ottobre del 2014, è protetto da eventuali altre scariche elettriche.

Il campanile della Chiesa Madre. A sinistra, dopo il fulmine del 25 gennaio 2012. A destra, dopo gli interventi di ristrutturazione, conclusi nell’ottobre del 2014.
Il campanile della Chiesa Madre. A sinistra, dopo il fulmine del 25 gennaio 2012. A destra, dopo gli interventi di ristrutturazione, conclusi nell’ottobre del 2014.

Anche il più basso dei tre campanili, quello della chiesa di Santa Chiara, ha subito un danno molto evidente. Indovinate da cosa? Stando a una notizia riportata dallo storico Gianfrancesco Cassano, il 19 settembre del 1690 la torre campanaria subisce dei danni in seguito all’impatto con un fulmine, il quale «spaccò il Campanile del Monastero» penetrando «fin dentro la Chiesa». Se quindi prendiamo per veritiero il dipinto della Madonna del Soccorso, il campanile si presentava con la cuspide a punta, ponendolo più alto della Torre dell’Orologio. Anche nel nuovo millennio il campanile ritorna a vivere l’esperienza vissuta trecento anni prima. Il 31 luglio 2011, intorno alle 16.00, un fulmine centra in pieno la guglia, «provocando la caduta di parti di un cornicione in pietra».

Anche la Torre Civica (detta anche Torre dell’Orologio), costruita più recentemente rispetto ai due campanili citati, ha avuto, nel corso dei suoi duecento anni di vita, dei rapporti con le intemperie. Il primo risale al marzo del 1900 quando il maltempo provoca la caduta delle colonne della primitiva e semplice cupola. Questa sarà in seguito demolita e si provvederà alla costruzione di quella nuova, presente ancora oggi. L’ultimo e più recente incontro con un fulmine lo si ha, invece, alle 17.35 del 15 gennaio 2013. A essere presa di mira è la croce in ferro posta sulla sua sommità e la sfera in pietra che la sorregge. Tutto sommato la Torre se la cava con qualche crepa e qualche buco che non compromettono la stabilità del monumento, il quale può essere riparato a spese del Comune.

Che il nostro paese non vada d’accordo con i temporali e soprattutto con i fulmini, lo si era capito da tempo. Forse è proprio per questo che, in passato, all’interno della già citata chiesetta rurale sulla via per Barsento, qualcuno ha pensato di affrescare un quadro devolvendolo alla Beata Vergine Maria, affinché aiutasse un paese già profondamente segnato dalle intemperie. Il dipinto (in copertina) raffigura la Madonna con in mano un bambino, la quale allontana con la mano sinistra tre saette che incombono sulla Terra delle Noci. A questo simbolo da parte della popolazione nocese di allontanare il cattivo tempo, si aggiunge una credenza popolare secondo la quale i rintocchi della campana dedicata a Santa Maria, la più grande campana del campanile della Chiesa Madre, hanno la forza di allontanare le nuvole e la grandine.

Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma il nostro patrono è l’artefice di un miracolo che riguarda proprio i fulmini. All’interno della sagrestia della Chiesa Madre è conservato un ex voto dove è proprio il patrono di Noci a essere il protagonista di un miracolo accaduto nel 1879. La sera del 7 settembre di quell’anno, infatti, durante i festeggiamenti del Santo «un temporale con pioggia e grandine invase il Paese» e «scoppiò un fulmine minacciante la testa di S. Rocco, che questi miracolosamente arrestò all’arcatone soprastante. Nessun disastro s’ebbe a deplorare».

Ex voto a San Rocco per aver fermato un fulmine nel 1879
Ex voto a San Rocco per aver fermato un fulmine nel 1879

Mettendo da parte dipinti e credenze, è facile intuire il perché i campanili risultino più vulnerabili rispetto ad altri tipi di costruzioni e monumenti. In primo luogo è l’altezza l’elemento che li pone come facile bersaglio. Essendo i monumenti più alti del nostro pese con i loro 35, 30 e 25 metri, i campanili sono la via più veloce per scaricare a terra l’energia accumulata in cielo, accorciandone, quindi, il percorso. L’altro elemento è l’avere alla loro estremità una croce in ferro. Infatti, è risaputo che tale materiale è un ottimo conduttore di elettricità e, senza un buon impianto di messa a terra, un eventuale fulmine scaricherà la sua potenza su di essa e su ciò che la sorregge.

Ma non dobbiamo preoccuparci, perché non siamo i soli. Anche nei centri limitrofi al nostro, i temporali hanno lacerato e distrutto i campanili. L’importante è ricorrere a interventi per salvaguardali, perché, indubbiamente, rappresentano la nostra identità.

Leave a Reply

Your email address will not be published.