NOCI – L’emergenza Coronavirus ha rivoluzionato le nostre vite, invertito ogni nostra abitudine ed oggi, in questa giornata di festa, ci costringe a stare lontani dai nostri cari, nell’attesa di una rinascita, di una profonda resurrezione. Quello che oggi ci auguriamo è di continuare ad avere speranza, nell’attesa di una luce che possa tornare presto a rischiarare il buio di questo momento. Ed una luce potentissima oggi ci giunge dalla scienza: medici e scienziati sono instancabilmente a lavoro da settimane e proprio in questa giornata va diffondendosi una novità, che ci riempie di fiducia.
Stando ai risultati delle autopsie effettuate sui cadaveri dei soggetti positivi al Coronavirus, un’equipe di medici ha scoperto che la causa effettiva del decesso non risiede in un problema respiratorio, bensì cardiovascolare. Il gruppo di dottori che sta lavorando sulla questione, che al momento preferisce restare nell’anonimato, ha dichiarato alla stampa: «La causa principale dell’aggravamento di una parte dei pazienti, fino a rendere necessario il ricovero nelle terapie intensive, sembra in effetti essere una attivazione potente del sistema coagulativo del sangue. In poche parole sembrerebbe che il virus scateni una reazione infiammatoria piuttosto intensa da parte dell’organismo, che a sua volta produrrebbe un danno delle cellule che rivestono i piccoli vasi sanguigni. Il danno, né più né meno di quando ci procuriamo una ferita, scatena la reazione coagulativa del sangue. Naturalmente, essendo il virus diffuso in larghe parti del nostro organismo, il tutto determinerebbe una microtrombosi diffusa.
Le terapie in atto sembrerebbero fornire già ottimi risultati, che sarebbero ancora più importanti se questa terapia fosse instaurata precocemente, all’inizio del decorso. Già in molti ospedali di tutta Italia si sta iniziando ad operare in tal senso e la pratica si sta diffondendo anche a livello territoriale perché i pazienti con i sintomi iniziali della patologia da Covid-19 potrebbero tranquillamente essere seguiti a domicilio riducendo drasticamente sia il numero dei ricoveri sia soprattutto l’incidenza di quelle severe complicanze che portano il paziente in terapia intensiva e spesso a morire».
Dunque il Covid-19 potrebbe essere trattato con un farmaco anticoagulante già esistente, come l’eparina. Se così fosse, dunque, non servirebbero le rianimazioni e le intubazioni perché l’obiettivo sarà prevenire queste tromboembolie. L’eparina è un presidio estremamente utile, sebbene il vantaggio in termini di prognosi non è dimostrato per tutti i casi critici, ma solo in quelli in cui l’aspetto coagulativo del paziente è particolarmente compromesso e valutabile, ad esempio, con un D-Dimero molto elevato. Sono già stati attuati diversi protocolli sperimentali, saranno necessarie conferme empiriche, ma è inevitabilmente un barlume di speranza che oggi può portare fiducia nelle nostre case. Arriverà presto la nostra rinascita.