NOCI – Senza ombra di dubbio stiamo vivendo a livello globale uno dei più difficili periodi del ventunesimo secolo. Ogni giorno siamo bombardati da un vero e proprio bollettino di guerra che dovrebbe indurci a riflettere, ad apprezzare anche quelle piccole cose, come può essere una passeggiata, ad esempio, di cui durante la “normalità” non avremmo mai pensato fosse così importante e bella!!! Oppure il semplice stare in compagnia di famigliari, amici, anche sconosciuti.
Ed è proprio nel momento in cui una cosa viene a mancare che ci rendiamo conto di quanto sia importante. Accanto a questi aspetti negativi ce n’è uno, positivo, che ha catturato la mia attenzione: l’altruismo. Le emergenze servono anche a questo: a renderci consapevoli che da soli non ce la possiamo fare.
Per diventare altruisti basta poco e fatto il primo passo diventa un’abitudine che allunga la vita. Le emergenze, il panico collettivo, le paure che mettono insieme tanti “Io” spaventati e diventano un gigantesco ma più rassicurante “Noi”, servono anche a questo: a renderci consapevoli di quanto serva essere altruisti, una leva essenziale perfino per la sopravvivenza della specie. Con l’evolversi di questa tragedia a chi ci siamo rivolti per affrontare qualsiasi tipo di problema, per resistere e andare avanti?
All’altro. E lo abbiamo quasi sempre trovato disponibile, così come, allo stesso modo, la nostra apertura mentale, la nostra predisposizione per gli altri, ha allargato il suo orizzonte. Il Covid-19 non avrebbe avuto argini senza medici, infermieri, personale sanitario, un’intera specie di uomini e donne generosi e altruisti. Ma l’elenco delle categorie, alle quali poi corrispondono singole persone in carne ed ossa, è molto lungo.
Vogliamo parlare della cassiere dei supermercati sempre aperti? Dei farmacisti che ogni giorno accolgono centinaia di persone con le loro richieste? Delle badanti che stanno salvando la vita di una generazione a rischio, quella degli anziani? Dei tanti imprenditori che stanno donando capitali o stanno convertendo le proprie aziende per produrre beni oggi di prima necessità? Dei volontari che assistono chi ha bisogno? Stona, e mi ha dato enorme fastidio, in questo contesto la richiesta dei Benetton (quelli del ponte Morandi e che hanno fatto miliardi di euro, non milioni, con le concessioni delle autostrade) di un aiuto di Stato perché la gente non circola sulle autostrade.
Ma le cattive abitudini, si sa, non muoiono mai. Ma eccetto questa “triste e vergognosa” parentesi si è fatta largo una convinzione: per battere il virus dobbiamo essere altruisti. In fondo, anche il rigoroso e faticoso rispetto delle regole, per un popolo, come gli italiani, refrattario all’uso di questa parola, è una forma di altruismo.
Albert Camus, che al suo talento di scrittore abbinava una capacità di osservazione molto alta delle società e dei popoli, autore tra l’altro di un libro attualissimo intitolato “La peste“, scriveva, a proposito del rapporto tra emergenza e altruismo: “Ciò che è vero per tutti i mali del pianeta è vero anche per la peste. Aiuta gli uomini a elevarsi al di sopra di se stessi”.
E sopra se stesso ognuno di noi non può che scoprire l’altro anche in un pianerottolo quando due vicini di casa decidono di aiutarsi a vicenda per fare la spesa durante le costrizioni imposte dal coronavirus.