Déjà vu: cosa accade nel cervello quando pensiamo di aver già vissuto quel momento

NOCI – “Questa scena l’ho già vissuta.” Quante volte abbiamo pronunciato tale frase assaliti dalla sensazione di aver sperimentato gli stessi frangenti di secondi, in quel luogo, in quella posizione, con quegli odori?

Dal francese déjà vu, si tratta di un fenomeno psichico che coinvolge dal 60 all’80% degli individui. In maniera totalmente inaspettata e quando ci si rapporta con situazioni, persone, cose o animali, improvvisamente si viene ad esperire una incredibile percezione di familiarità relativa ad una esperienza giustappunto “già vista”.

Dare una spiegazione scientifica del fatto appare impresa ardua in quanto trattasi di lampi improvvisi difficili da misurare in laboratorio eppure, da anni, gli studiosi tentano di svelarne causa e meccanismi.

Secondo la teoria del passaggio mancato, una tra le più accreditate del secolo, quel che accade è che l’input sensoriale perviene direttamente alla memoria a lungo termine senza prima attraversare il magazzino a breve termine come previsto per ogni traccia che si rispetti. Così questo salto determinerebbe la percezione di aver già vissuto un momento in realtà mai verificatosi.

Ugualmente suffragata appare anche la tesi di Angelo Labate, professore di neurologia dell’Università Magna Graecia di Catanzaro secondo cui i déjà vu non sono assolutamente il riproporsi di attimi passati. A balzare alla mente sono piuttosto le emozioni suscitate da quella medesima circostanza.  Per dirla con le sue parole: “Il déjà vu è il richiamo di un ricordo che ha determinato una particolare emozione, immagazzinata nel nostro cervello sotto coscienza, che poi viene richiamata in un nuovo contesto. Noi pensiamo di aver già visto quel posto o vissuto quel momento, ma in realtà è la sensazione che abbiamo provato nel vederlo che ci richiama uno stimolo mnestico precedentemente associato. Ed è per questo che il déjà vu è così frequente nelle persone sane, altrimenti non si spiegherebbe come mai un fenomeno simile si verifichi nella quasi totalità della popolazione”.

Un inganno dunque, una stranezza del nostro cervello che lo rende favolosamente affascinante.

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