NOCI – E’ una mattinata soleggiata, quella in cui ci rechiamo presso la struttura adiacente il santuario della Madonna della Croce, abbiamo un appuntamento con Liana Zambonin il presidente della Cooperativa Sociale “Dimensione Famiglia”.
Annunciamo il nostro arrivo e ci accomodiamo nello studio, dopo qualche minuto di attesa, appare dinnanzi a noi la nostra interlocutrice, Liana Zambonin, veniamo immediatamente “rapiti” dal suo sorriso, la calma, la pacatezza la sua figura ci trasmette serenità, il modo in cui ci accoglie e ci riceve ci fa provare una bella emozione: siamo lì solo da pochi minuti ma ci sentiamo in famiglia, eccome se lei la conoscessimo da sempre. Piacevolmente colpiti dalla sensazione provata cominciamo la nostra chiacchierata, la nostra intervista-confidenziale.
Nello studio è presente il suo più stretto collaboratore, l’educatore professionale Maurilio Morelli, da sempre al suo fianco sin dall’inizio di questa straordinaria avventura. Comincia per noi un viaggio speciale.
Il compito è arduo la comunità si propone come obiettivo il compito di aiutare le persone che hanno perso l’orientamento esistenziale o anche economico. La mission che Liana rende possibile è volta alla ripresa della piena coscienza di se stessi e al ritornare alla vita nel mondo.
La struttura è stata autorizzata ed inaugurata nel 2013, “ricordo con una certa emozione – esordisce Liana – il giorno in cui ho ricevuto il primo affido dal Comune di Sava, era il 19 marzo. Da allora molti comuni della Puglia ci hanno fatto richiesta e da allora abbiamo iniziato un cammino importante. Noi lavoriamo con molta serietà, ci diamo alcuni giorni di tempo prima di accettare l’incarico, un periodo che può variare dai quindici giorni ad un mese, periodo che a noi serve per capire chi è quella persona, la persona che ha un problema non è il suo problema. In quei giorni, cerchiamo di capire quella persona, e questo lo facciamo in due modi. Ci approcciamo sia a livello umano, vivendo il quotidiano cerchiamo di capirla, di ascoltarla, poi attraverso i colloqui con il psicoterapeuta e mediante dei test (che ci aiutano alla comprensione del soggetto) da quel momento in poi cominciamo il percorso. Ovvero il progettare “il dove vuole andare quella persona”, quindi da allora parte il progetto di risoluzione mediante la psicoterapia personale e con progetti lavorativi. Cerchiamo di lavorare nelle aree di difficoltà del soggetto per la gestione del problema, il passaggio successivo è quello di valutare le loro potenzialità e quindi successivamente ci adoperiamo fattivamente ed in modo concreto al reinserimento sociale.
Poche regole ma rigide: condotta non violenta, rispetto per il prossimo, il divieto assoluto dell’uso di alcolici, il condividere gli spazi in comune avendone rispetto e cura. Regole queste che sono il fondamento della convivenza.
Attualmente tanti sono i progetti in cantiere, ma ancora nulla è stato definito. In questo momento nella struttura risiedono 8 ospiti, che vivono appieno la quotidianità della casa alloggio.
La giornata tipo è scandita dal lavoro e dalle sedute di psicoterapia individuale e di gruppo. Importanza rilevante sono i vari laboratori che si svolgono, che vedono il coinvolgimento degli ospiti, in questa fase è importante il ruolo attivo dell’animatrice di comunità, figura qualificata ed in grado di coinvolgere tutti.
Liana Zambonin da buona “madre” sogna e si adopera per dare il meglio ai “suoi” ragazzi ed in finale di intervista ci confida – “vorrei quanto prima realizzare una cooperativa di tipo B, che possa essere la loro, creare un’azienda che sia la loro, in maniera tale che possano realizzare tutti i loro sogni, che possano essere loro stessi attori principali e artefici del loro futuro umano e professionale”.
Prima di congedarci visitiamo la struttura ed interagiamo con i residenti e, incuriositi, divertiti ma con trasporto accettano di farsi immortalare nella foto, dove sono presenti anche due educatori, Maurilio e Giuliana. Salutiamo e andiamo via, ma il nostro non è un addio, solo un arrivederci.