Donna tra violenze, pregiudizi e diritti negati

NOCI – Grande interesse ha riscosso la tavola rotonda sul tema “Essere Donne. Tra violenze, pregiudizi e diritti negati” organizzata dal Comune di Noci

La serata ha visto la partecipazione di un pubblico attento ed interessato, donne ma anche uomini erano presenti al Chiostro delle Clarisse. Alla tavola rotonda hanno partecipato il sindaco Domenico Nisi, l’assessore alla socialità (nonché psicologa) Lorita Tinelli, la sociologa Angela Lacitignola, Rosella Traversa e Paolo Ercolani. Al tavolo era presente la giornalista Alessandra Neglia nel ruolo di moderatrice. Al primo cittadino è toccato il compito di informare i presenti sulla data di inaugurazione, prevista per il prossimo 4 ottobre, della sede del CAV- Centro Anti Violenza “Andromeda” sita in via Vico Silvio Pellico qui a Noci.

La serata aveva il compito di accendere i riflettori su un tema, quello delle politiche di genere, di stretta attualità quale è la violenza sulle donne, oggi vittime di discriminazioni in ambito lavorativo e di violenze domestiche perpetuate spesso dai loro familiari: padri, mariti e  conviventi.

La prima a prendere la parola, la dott. Angela Lacitignola, Coordinatrice centro antiviolenza “Andromeda”. «E’ importante definire la violenza di genere perché oggi, dopo secoli di silenzio, il fenomeno viene studiato ed ha un nome: la violenza sulle donne quando viene esercita, viene esercita nei confronti delle donne in quanto tali”. “La Puglia oggi è l’unica regione che si muove all’interno di una cornice normativa degna del suo nome e che in confronto a tutta l’Italia prevede un piano operativo di intervento ed uno stanziamento economico la Regione Puglia definisce la violenza di genere una violazione dei diritti umani e dà così sostegno concreto alle vittime. La violenza di genere influisce su molti aspetti: incide sulla sfera sociale di una donna e sui normali rapporti di ogni giorno. Uno degli aspetti negativi che tutt’ora riscontriamo nello studio di questo fenomeno è che non abbiamo dati. Uscire dalla violenza non è una cosa semplice: purtroppo la nostra normalità educativa ci impone stereotipi che vanno necessariamente estirpati. Per eliminare il fenomeno dobbiamo riconoscerlo; per riuscire a combattere la violenza di genere non dobbiamo far passare per “normale” ciò che non lo è. Dobbiamo soprattutto imparare a vivere relazioni libere e paritarie».

«Subire una violenza di genere significa- ha affermato nel suo intervento Lorita Tinelli- “vivere una serie di sentimenti e disagio di tipo psicologico non indifferenti: senso di colpa, vergogna, etc. E a questi sentimenti il più delle volte si aggiunge anche il pregiudizio sociale che fa sentire inadeguati. Affrontare la violenza significa cambiare la cultura. Da assessore mi auguro che con l’apertura del centro antiviolenza a Noci si possa dare inizio ad un percorso di formazione che parta dalle scuole».

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Paolo Ercolani docente dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, filosofo e scrittore, nella sua ultima fatica letteraria intitolata “Contro le donne, Storia e critica del più antico pregiudizio” (ed. Marsilio 2016), presentato nel corso della serata, ha cercato di ripercorrere le origini dei pregiudizi nei confronti del “sesso debole”.

«Nel mio libro –ha detto-  cerco di spiegare perché la violenza di genere esiste: si tratta di un fenomeno che in realtà è esistito da sempre, o che per lo meno grandi filosofi e oratori hanno inculcato in qualche modo scrivendo e pubblicando il loro pensiero. Tanti fra religione, filosofi e scrittori hanno contribuito a tramandare i pregiudizi ma io ritengo che, fra i metodi che dobbiamo applicare per superare tutto ciò, ci deve essere il superamento del narcisismo di genere».

Egli nel suo intervento racconta misfatti e pregiudizi di personaggi quali, Ippocrate, Ovidio, Bacone, Rossueau e non per ultimo Nietzsche, che scrisse “Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!” Frase questa riportata da Ercolani sul retrocopertina del libro. Ercolani in chiusura del suo intervento ha chiosato: «a scuola dovremmo proporre l’educazione sessuale ma anche sentimentale».

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