Recentemente, il governo presieduto da Giorgia Meloni ha espresso un parere favorevole a un emendamento relativo alla proposta di legge di conversione del DL Caivano, riguardante l’eliminazione dell’attenuante per “lieve entità” previsto nella legge sugli stupefacenti per le transazioni che coinvolgono passaggi di denaro. Tale decisione ha suscitato numerose critiche e interrogativi riguardo alle implicazioni che essa comporterà sia sul piano giuridico che nella lotta al narcotraffico.
Fino ad ora, la normativa sugli stupefacenti aveva introdotto una misura attenuante per coloro che si trovavano coinvolti in transazioni relative a quantità di sostanze stupefacenti ritenute di “lieve entità”. Tale attenuazione delle pene veniva spesso applicata a individui coinvolti in transazioni di modesta entità, senza alcun coinvolgimento diretto nell’organizzazione del traffico di droga. Ciò implicava che tali soggetti potevano beneficiare di sanzioni meno severe, quali servizi socialmente utili o obblighi di cura, anziché il carcere.
La recente decisione del governo prevede l’eliminazione di tale attenuante per “lieve entità” nelle transazioni di denaro connesse allo spaccio di stupefacenti. In pratica, ciò comporterà che anche coloro che risultino coinvolti in transazioni di quantità considerevolmente minori saranno soggetti a sanzioni più severe, quali la detenzione. Il governo si propone come obiettivo quello di contrastare il narcotraffico e stroncare le reti criminali dedite alla commercializzazione di droga. Tuttavia, tale scelta ha suscitato preoccupazioni in diversi ambiti.
I sostenitori degli oppositori a questa decisione sollevano alcune preoccupazioni relative alle possibili conseguenze. In primo luogo, l’eliminazione dell’attenuante potrebbe produrre un sovraccarico del sistema giudiziario, con un sensibile incremento del numero di procedimenti e detenuti legati al traffico di droga. In secondo luogo, sorge il dubbio se una politica così rigida possa effettivamente rivelarsi efficace nella lotta contro il narcotraffico, in quanto potrebbe non tenere adeguatamente conto delle diverse forme di coinvolgimento e responsabilità delle persone implicate nelle transazioni.
Nondimeno, alcuni esperti giuridici e sostenitori dei diritti umani evidenziano che l’abolizione dell’attenuante per “lieve entità” nel passaggio di denaro potrebbe comportare un’applicazione indiscriminata delle pene in barbaria al principio di proporzionalità. Essi sottolineano l’importanza di assumere valutazioni individualizzate dei casi al fine di distinguere tra coloro che risultano direttamente coinvolti nel narcotraffico e coloro che potrebbero essere solo marginalmente collegati agli scambi monetari. Uno sguardo più sfumato potrebbe consentire un trattamento differenziato e una maggiore equità all’interno del sistema penale.
Le premesse qui sopra evidenziate gettano luce sul fatto che la recente decisione del governo di voler eliminare l’attenuante per “lieve entità” nel passaggio di denaro previsto nella legislazione sugli stupefacenti ha suscitato intense reazioni e dibattiti nella società. Si rende, quindi, necessario prendere in considerazione le possibili conseguenze di una politica così incisiva e valutare attentamente l’impatto che essa potrà avere sul sistema giuridico, sulla lotta al narcotraffico e sulle persone coinvolte. Un approccio equilibrato, basato su valutazioni circostanziate, potrebbe garantire una risposta adeguata e imparziale ai casi di transazioni monetarie legate agli stupefacenti.