NOCI – Riceviamo e pubblichiamo contributo letterario da parte del dott. Piergiuseppe Gabriele:
Dallo scorso 21 febbraio le città della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, hanno iniziato a segnalare gravi casi di contagio da Coronavirus. Tutta Italia, e questo è noto, inizialmente ha risposto con poca efficacia al primo pericolo epidemico che si è presentato.
Da quando l’emergenza del grave morbo si è estesa in tutto il territorio nazionale le nostre istituzioni si sono mobilitate con efficacia, anche se alcuni esponenti governativi e della società civile parlavano di una comune “psicosi” da Coronavirus diffusa tra i nostri concittadini. Quanto ci è costata questa cattiva valutazione dell’epidemia? Quanto tempo prezioso si è perso? Certamente il tutto ci è costato molto e, infatti, questo errore di valutazione si ripercuote ancora su noi italiani che, quotidianamente in televisione, vediamo i numeri aggiornati delle vittime di questa pandemia.
Noi siamo cittadini di un mondo ormai globalizzato che non conosce più frontiere, siamo una popolazione di grandi studiosi, viaggiatori, imprenditori e professionisti che hanno ormai superato la concezione del confine e del tradizionale stato nazionale. Oltre ai soliti benefici ci sono anche i rischi dovuti al contatto con nuove abitudini, costumi, ambienti ecc. che portano ad una sorta di guerra economica tra stati o, come in questo caso, gravi infezioni capaci di travolgere il mondo. Il 2020 non è un’eccezione per quanto riguarda un’emergenza sanitaria.
Nel corso della storia ce ne sono state molte. Ricordiamo tra gli eventi più funesti: la peste del 1348, l’influenza spagnola del 1918-20 e il colera del 1973. Fondamentale in questi momenti di grande prova è non solo il ruolo che la medicina svolge nei suoi continui progressi, ma anche il contatto con Dio che è un rapporto privilegiato al quale siamo chiamati a rispondere con sempre più ardore, specialmente in realtà come la nostra.
Le chiese, infatti, è giusto che rimangano aperte come segnale della presenza di Dio in mezzo al suo popolo in ogni momento della vita della storia. Molti esempi di questo rapporto così intenso ci sono forniti dalla nobile figura di S. Carlo Borromeo che, come narra nei Promessi Sposi il Manzoni, con coraggio sfidava il pericolo del contagio e si recava presso gli appestati per confessarli e comunicarli. Un grande zelo apostolico insomma. Nella storia della letteratura abbiamo altrettanto degli esempi di grave epidemia o pandemia, come nel celebre Decameron di Boccaccio.
Le novelle hanno come triste cornice la peste che martoriava al tempo l’Europa, mentre sette ragazze e tre ragazzi di nobile famiglia si ritrovavano per parlare di amore e bellezza. Sì, mai come in questo momento noi uomini abbiamo bisogno della bellezza, di quella bellezza che accarezza e plasma i cuori. Espressione della bellezza non è solamente riscoprire i valori della famiglia, del dialogo tra noi, dell’affetto reciproco che abbiamo occasione di approfondire, ma anche quell’insieme di virtù teologali alle quali tutti siamo chiamati, anche e soprattutto con le nostre imperfezioni.
L’influenza spagnola fu ben più grave dell’attuale situazione, infatti, ci furono decessi di 50 milioni di persone su una popolazione mondiale di 2 miliardi. I nostri avi con queste avverse condizioni, con la prima e la seconda guerra mondiale, senza mezzi sufficienti hanno affrontato tutto e hanno superato tutto. Possiamo farcela anche noi, anzi, dobbiamo farcela!
La bellezza e la gioia che in questi travagliati giorni cerchiamo non sia però un modo per dimenticarci di coloro che soffrono e sono morti, lontani dalle loro famiglie senza alcun conforto. Pertanto la fede, la speranza, la carità, nutriamole sempre più assieme alla lettura cercando di apprendere, migliorare e migliorarci.
Infine, l’ottimismo e anche il mesto raccoglimento siano una buona dose di veri “anticorpi” per affrontare il futuro che ci attende e che è innanzi a noi. Quindi, l’ottimismo e il conforto che tragedie ben più gravi si sono abbattute sul genere umano, ci aiutino a combattere meglio questa battaglia sperando che si faccia anche chiarezza sull’origine di tale pandemia.
Dio non voglia che il responsabile sia qualche potente della terra. Questo sì che dovrebbe farci terrore, forse più della stessa pandemia.
Piergiuseppe Gabriele