NOCI – “L’Italia è questa: ci sono i soldi per coloro che si spacciano cooperative e organizzazioni umanitarie, ci sono i soldi per i falsi profughi, ci sono addirittura 20 miliardi per salvare le banche e poi doniamo due euro per ricostruire le case ai terremotati”. È cominciata così, con i toni accesi e con le parole animate di Dino Mansueto, la convention tenutasi venerdì 21 aprile presso il Chiostro delle Clarisse in onore e memoria di Pinuccio e Salvatore Tatarella organizzata da Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.
La convention non ha suscitato particolare interesse tra la cittadinanza registrando la presenza degli addetti ai lavori e di pochi curiosi. Con oltre mezz’ora di ritardo, lo start alla serata è stato dato dal moderatore e coordinatore Fdl – An di Noci che ha sottolineato a più riprese di voler fare una politica per gli italiani, mostrandosi orgoglioso di appartenere al simbolo in analisi.
A presenziare l’evento l’avvocato Michele Rapanà (dipartimento rapporti con le professioni), Marcello Gemmato (coordinatore regionale Fdl – An), Filippo Melchiorre (coordinatore provinciale Fdl – An) e l’avvocato Fabrizio Tatarella (responsabile della Fondazione Tatarella).
“Pinuccio e Salvatore sono stati punti di riferimento di coerenza e di identità che vorremmo fossero rispettati anche oggi. La loro era una polemica costante verso i poteri forti ed io sono felice che oggi ci siano ancora gli uomini che hanno formato la classe dirigente.” Questo l’esordio di Michele Rapanà che ha poi continuato provocatorio: “Qui, stasera, non vedo rappresentanti del consiglio comunale nocese. A loro andrebbero fatte delle domande, anzi, date delle risposte. Noi abbiamo una grande squadra che non accetta compromessi. È finito il tempo delle chiacchiere e deve cominciare in momento della produttività”.
Centrale è stato poi il discorso di Fabrizio Tatarella che, dopo aver confidato il non essere facile parlare ad un convegno a distanza di pochi giorni dalla morte del padre, ha commemorato Pinuccio e Salvatore descrivendoli come due grandi giornalisti, due grandi politici ma soprattutto due grandi uomini di cultura che hanno creduto nella destra italiana: “Zio e papà non si possono scindere: uno elaborava idee, l’altro le applicava. Oggi, grazie a loro, ciò che ci distingue dalla sinistra è il nostro sentirci famiglia, è il senso di comunità alla base dell’identità nazionale. Io spero che il loro insegnamento e il loro impegno non cadano nel dimenticatoio”.
Ha fatto seguito l’intervento di Marcello Gemmato che, veemente, ha raccontato di un popolo italiano ormai sostituito dai troppi immigrati. Anche Filippo Melchiorre, sulla scia dei relatori che lo hanno preceduto, ci ha tenuto a parlare di uomini prima che di politica accentuando l’operatività di un partito che sta lavorando per dare un futuro migliore a tutte le famiglie. E ha aggiunto: “Gli altri sono agglomerati che comprano i voti, noi siamo una comunità”.
Arrivato sul finire della manifestazione e non troppo a sorpresa, il senatore Piero Liuzzi ha impugnato il microfono e, facendo percepire un’intesa personale con Fdl – An, ha dichiarato: “Le ideologie vere sono scomparse e si è lasciato spazio a chi ha della politica un concetto veramente basso. Serve ridare a questo contesto un’identità e i due Tatarella ci hanno dato una grande lezione”.