NOCI – Anche quest’anno, grazie anche al contributo dei cittadini nocesi, si è potuta svolgere l’unica festa di quartiere sopravvissuta fino ai giorni nostri e che vede i festeggiamenti del santo Giovanni Battista, celebrato nel giorno 24 giugno, dopo la notte dedicata alle serenate. I festeggiamenti, incominciati già dalla mattina con l’esposizione della statua fuori dall’edicola e dalla presenza in giro per le vie cittadine della bassa musica, si sono protratti fino alla sera con l’allestimento delle bancarelle lungo l’estramurale di via Vittorio Emanuele.
Tanti i fedeli che hanno seguito la messa in Largo San Giovanni, officiata da Don Antonio, il quale, dopo la lettura del Vangelo dedicata alla nascita di Giovanni Battista, ha ricordato ai presenti che «la Chiesa ha voluto celebrare una cosa straordinaria. Di tutti i santi, non si celebra la data di nascita, ma si celebra la data di morte, la loro “nascita al cielo”. Nascendo sulla Terra, nasciamo con il peccato e questo non lo si può consacrare. La Chiesa, invece, ha ritenuto opportuno per Giovanni Battista, e poi chiaramente per Gesù e la Madonna, che si potesse celebrare la data della morte». Proseguendo nella predica, Don Antonio si è soffermato sul martirio, sulla fede e sul dono della vita. «Il Giovanni Battista è qui per testimoniare la sua fede. Noi non ci troviamo nell’occasione del martirio, però abbiamo tante piccole occasioni per testimoniare con coraggio e gioia la nostra fede, senza paura e senza vergogna. Non dobbiamo avere vergogna di andare a messa la domenica, di non bestemmiare. Dio ci dà la libertà di poter esprimere liberamente la nostra fede. Le coppie di oggi, come i genitori di Giovanni Battista, devono chiedere a Dio la gioia di avere un figlio, e devono ritenerlo la sua benedizione, evitando l’aborto, che contraddice il progetto di Dio. Dio ci dona la vita e merita di essere rispettata. Anche papa Francesco sta chiedendo di togliere nel mondo la pena di morte. La vita è dono di Dio. È troppo preziosa e quindi dobbiamo difenderla. Dobbiamo difendere la nostra fede. I nostri antenati ci hanno trasmesso questo tesoro prezioso. E proprio noi dobbiamo buttarlo? Noi dobbiamo conservarlo e trasmetterlo ai nostri figli con coraggio. Si dice “Ma i giovani non credono a queste cose”. Arriverà il momento che chiederanno anche loro. Perché la vita non è sempre gioiosa, e arriverà il momento che si apriranno alla fede».
Durante tutto il corso della serata, come da programma, i TARANTA FIL, hanno intrattenuto i passanti su un palchetto allestito, con balli e canzoni tipici del Salento, pizziche e tarantelle, e brani della rinomata canzone napoletana. Come da tradizione, sul finire della festa, si è proceduti alla presa dell’albero della cuccagna, che ancora oggi appassiona persone di tutte le età, nonostante sia scomparsa l’aria di sfida che c’era un tempo, dal momento che è una sola la squadra, che da un po’ di anni a questa parte, cerca di portarsi a casa i premi, tra cui molti prodotti tipici delle nostre terre. A dispetto degli altri anni, dopo tre tentativi andati a vuoto, tramite l’aiuto di un quinto componente, si è riusciti a conquistare la cima, spogliando l’albero dai suoi frutti. Grazie anche a un tempo praticamente estivo, forse il primo di questa stagione appena iniziata, la festa ha riscontrato un grande successo, permettendone di continuare la tradizione per gli anni a venire.