NOCI – «Là dove c’era l’erba ora c’è una città… e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà? Non so, non so perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba, non lasciano l’erba!»: queste celebri note di Celentano avrebbero potuto costituire la perfetta colonna sonora del secondo appuntamento del ciclo di conversazioni storiche “Settembre in Santa Chiara”, organizzato dal Centro culturale “Giuseppe Albanese”, dal Comune e dalla Biblioteca comunale “Mons. A. Amatulli”. Un appuntamento che ha concesso ai presenti un tuffo nel passato verde di Noci, grazie all’architetto Walter Putignano che ha proposto delle “Storie di reduci e sognatori. Fulvio Tassani e la rinascita delle aree verdi a Noci (1946-1956)”.
Introdotto dal direttore della Biblioteca comunale Giuseppe Basile, lo scorso 17 settembre, l’architetto Putignano ha infatti raccontato la straordinaria storia del nonno, Fulvio Tassani, che permise a Noci di diventare una città turistica, con affascinanti verdi attrattive. Con cura, passione e rigore Walter Putignano ha ricostruito il contesto storico e l’encomiabile operato di suo nonno, sebbene ormai questo risulti ora annientato da «case su case, catrame e cemento».
NOCI NEL DOPOGUERRA – Per comprendere il profilo di Fulvio Tassani, risulta necessario ricostruire lo sfondo su cui si inserisce. Siamo nel secondo dopoguerra: con le dimissioni dell’ultimo podestà Stefano Ritella, in pochi anni a Noci vi fu un susseguirsi di sindaci e commissari prefettizi. Il 3 agosto 1945, con nomina prefettizia, divenne sindaco il dott. Michele Martucci del Partito d’azione, mentre si andava istituendo, ad opera del Ten. Colonello Verri, il Partito del Reduce, che intendeva assistere i reduci di guerra nel reinserimento societario. Partito che, a livello nazionale, raggiunse un risultato estremamente modesto, pari allo 0,11%, mentre in Puglia ottenne grande consenso e a Noci contava ben 668 iscritti, complice il senso di povertà e di disoccupazione. Martucci, conscio di tale emergenza, tentò di andare incontro alle esigenze del popolo con provvedimenti straordinari come la cessione di terre incolte, ma il suo mandato sindacale durò meno di un anno, anche in virtù dei risultati elettorali e referendari del 2 giugno: a Noci si registrò una netta prevalenza delle forze monarchiche di destra. Il Partito del Reduce chiedeva la rimozione del sindaco e si arrivò, quindi, ad un totale scollamento tra Martucci e la base popolare. Si ricordi la fatidica mattina del 14 luglio del 1946, quando 200 nocesi invasero il Comune, distruggendo suppellettili e malmenando il sindaco. I rivoltosi assalirono anche il Pastificio del primo cittadino e la pasta venne distribuita in piazza ai nulla tenenti. Sindaco e Giunta rassegnarono, dunque, le loro dimissioni. In questo clima di gravi difficoltà economiche, nell’agosto del 1946, giunse a Noci Fulvio Tassani, decidendo di lasciare il campo dei reduci di guerra di Taranto e di prendere residenza qui.
CHI ERA FULVIO TASSANI? Fulvio Tassani, nato a Forlì nel 1912, fortemente attaccato alla nazione e alla patria, trentenne, sposato e con 4 figli, partì volontario per la campagna in Grecia del 1941 a sostegno dell’esercito italiano in difficoltà. Fu fatto prigioniero dalle truppe nemiche, ma fu salvato al momento di essere fucilato grazie alla supplica di una ragazza del luogo da lui precedentemente difesa. Miracolato, a piedi, riuscì dopo diversi giorni ad arrivare al porto e ad imbarcarsi su una nave verso Taranto. Al suo ritorno, trovò un’Italia cambiata. Dopo la firma dell’armistizio del 1943, l’Italia del sud era stata liberata dagli anglo-americani , mentre al nord era occupata dai tedeschi. In questa situazione, reduce di guerra, Tassani si alleò con Mussolini. Ma con la fine della guerra e la caduta del Fascismo, nel maggio del 1945, il governo del Comitato nazionale di Liberazione obbligò a tutti gli italiani il ritorno a casa e la consegna delle armi, dichiarando conclusa la guerra civile. Tuttavia in Emilia Romagna, gli ex partigiani non rispettarono il divieto di uso armi e continuarono per mesi la caccia al nemico che il giornalista Giampaolo Pansa ha raccontato nel libro “Il sangue dei vinti: quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile”. Anche Fulvio fu prelevato da persone armate e portato al fiume per essere fucilato. Ma avvenne l’incredibile: fu nuovamente salvato. Il capo della brigata, infatti, disse che al Tassani ci avrebbe pensato lui ma invece di ammazzarlo lo portò alla caserma degli inglesi e gli salvò la vita. Preso dagli inglesi fu trasferito in un campo profughi di guerra, nel tarantino, trovando lavoro a Martina Franca, dove conobbe il nocese Oronzo Nardulli, che lo invitò a Noci per fargli conoscere un giovane politico in ascesa: l’avvocato Antonio Ricco.
TASSANI E RICCO: NOCI CITTA’ TURISTICA IMMERSA NEL VERDE – I due si incontrano e Ricco informò Fulvio di essere alla ricerca di un giardiniere per trasformare Noci in una città turistica. Tassani accettò, ma chiese in cambio un aiuto: far arrivare a Noci la sua intera famiglia, dalla quale era rimasto separato. Come sottolineato dall’architetto Putignano sin dal titolo dell’incontro, i due avevano in comune due attributi essenziali: l’essere reduci di guerra e l’essere dei sognatori. Ad accomunarli, inoltre, la fede politica, cioè una destra sociale. A soli 32 anni, Ricco venne eletto sindaco di Noci: era il novembre del 1946 e sarebbe restato in carica sino al 13 giugno del 1953. Durante questi anni, grazie alle loro idee e al loro operato, Noci divenne una località turistica immersa nel verde. Fiore all’occhiello: la villa comunale.
LA VILLA COMUNALE DI NOCI – La realizzazione della villa risale, in realtà, alla fine degli anni venti, per impegno del Podestà Vincenzo Pulejo, che decise di far realizzare un’area adiacente all’area mercatale, ubicata nell’attuale Largo Fiera. Ma con l’entrata in guerra nel 1940 tutti gli spazi pubblici andarono in forte decadenza e la villa divenne in parte discarica e in parte piantumato ad orto per superare il problema della fame e della disoccupazione. Divenuto sindaco Ricco, nel 1946, affidò a Tassani la rinascita della villa, eliminando l’orto, con l’intento di trasformare Noci in una località attrattiva. L’ambizioso progetto iniziò con la creazione degli archi di ingresso e di giochi nel verde, come i salottini e le rotonde. L’area divenne un vero “polmone verde”, con una panoplia di alberi e un’esplosione di fiori, che furono immortalati in tantissime cartoline e fecero da sfondo a centinaia di fotografie di novelli sposi. Celeberrimo l’intaglio con la scritta “Noci”, che è solo una delle meravigliose geometrie firmate Tassani. Al verde, si affiancava poi la piscina, che impreziosiva ancor più l’area, divenuta così ambita meta turistica. Persino sui giornali si parlava de “Il miracolo delle…Noci”.
«NON LASCIANO L’ERBA…» – Con la fine del mandato dell’avvocato Ricco e l’allontanamento dei suoi figli, Tassani decise di dimettersi. Iniziò una nuova battaglia contro il comune di Forlì per riavere il suo posto di dipendente pubblico. E Noci? La sua villa? A Walter Putignano non resta che constatare, con l’ausilio di un accurato supporto fotografico, che la villa comunale di Noci ha ormai perso il suo fascino, vanificando i sogni e l’impegno di suo nonno Fulvio. Il progetto del 1986 l’aveva chiusa con una recinzione e l’aveva trasformata in piazza alberata. L’intervento del 2000 che intendeva riportarla libera da chiusure tolse definitivamente tutti i giochi, gli archi di ingresso e l’aiuola centrale. Ora non rappresenta più l’immagine turistica della città e nelle recenti pubblicazioni sulle ville e giardini pubblici di Puglia non viene mai citata. Una riflessione che sembra ancora stemperarsi tra le note amaramente realistiche e profetiche di Celentano: «Non lasciano l’erba, non lasciano l’erba… eh no, se andiamo avanti così, chissà come si farà, chissà!».