MONOPOLI – All’alba di lunedì 16 luglio 2018, in agro di Monopoli nel cosiddetto Canale di Pirro, si è conclusa l’ultima importantissima operazione esplorativa speleo-subacquea della grotta Rotolo, altrimenti conosciuta come Abisso Donato Boscia.
La grotta, esplorata dal GASP! (Gruppo Archeologico e Speleologico Pugliese!), continuativamente a partire dal 2012, per il suo straordinario sviluppo verticale può essere considerata un vero e proprio abisso che, con i suoi 324 metri, è la cavità naturale più profonda della Puglia tutt’ora conosciuta.
L’obiettivo principale dell’operazione, già iniziata nella mattinata di domenica, era quello di realizzare, rispetto a due precedenti esplorazioni, un’indagine particolarmente approfondita della porzione allagata, del cosiddetto Pozzo dei Veneti, che costituisce la parte più profonda dell’Abisso.
La difficoltà dell’impresa risiedeva nel fatto che il Pozzo dei Veneti, come s’è detto, è parzialmente sommerso per circa 60 metri dalle acque di falda, pertanto ci si è dovuti avvalere di una figura specifica di speleologo: lo speleosub allenato e formato per affrontare sia la normale progressione in grotta sia l’immersione subacquea.
Nella circostanza è stato lo speleosub Vincenzo Ladisa, Socio del gruppo GASP! e capofila dell’operazione, a realizzare l’esplorazione finalizzata alla ricerca di eventuali rami orizzontali sommersi e possibili condotte di adduzione di acqua provenienti da altre parti della grotta.
Vincenzo, riferendosi alla recente attività del Gruppo, prima di immergersi ci ha raccontato: “La nostra è, grazie a un progetto finanziato dalla Regione Puglia, una ricerca continua di nuovi rami di sviluppo e un progressivo approfondimento scientifico delle dinamiche idrauliche della grotta, dei suoi parametri fisico-chimici nonché delle peculiarità biologiche. Grazie ad una immersione fatta qualche anno fa, sappiamo che la parte sommersa raggiunge una profondità di almeno 60 metri. In questa immersione, con l’ausilio di particolari miscele di gas, scenderò fino a 40 metri alla ricerca di nuovi passaggi o prosecuzioni; sarà posta una nuova sagola di sicurezza ed effettuerò nuovi campionamenti a diverse quote, utili agli studi attualmente condotti, su questa Grotta, dall’Università degli Studi di Bari, dal CNR e dall’Arpa Puglia.”
Il sottosuolo è davvero un posto affascinante, che molto può raccontare del passato geologico della nostra Regione, ad esempio la parte della grotta oggi allagata dalle acque di falda, un tempo era totalmente emersa e lo stesso Pozzo dei Veneti si è evidentemente formato durante una delle fasi cosiddette di secca, provocate dalla variazione dei livelli eustatici del Mar Mediterraneo. Per permettere allo speleosub, circa un’ora di immersione, nella sola giornata di domenica, sono stati necessari il lavoro e la collaborazione di ben 20 speleologi; oltre a diverse uscite preliminari effettuate nelle settimane precedenti all’operazione.
In particolare sono stati utilizzate circa 2 quintali di attrezzature subacquee (bombole, erogatori, muta, maschera, ecc.) in parte trasportate in grotta, nelle settimane precedenti, fino a 260 metri di profondità e lungo un percorso complesso, che si articola per circa 1,2 chilometri.
Lo stesso Vincenzo, nella fase di risalita della parte non allagata del Pozzo dei Veneti, per un tratto di oltre 100 metri, è stato “contrappesato”, ovvero tirato su di peso dai compagni di squadra, non potendo, dopo l’immersione, compiere sforzi tali da rischiare una decompressione.
Le operazioni sono precisamente iniziate alle ore 6.00 di domenica con l’ingresso della prima squadra di “sherpa” che hanno trasportato sul fondo le restanti attrezzature subacquee; alle 7.00 ha fatto seguito la squadra di supporto allo speleosub, con lo stesso Vincenzo e a tarda mattinata le squadre incaricate di recuperare il materiale al termine delle operazioni.
Come accennato questa esplorazione è stata parte di un progetto finanziato dalla Regione Puglia con la L.R. 45 del 2013 (a firma dell’attuale Consigliere regionale Fabiano Amati) per “l’esplorazione dei fenomeni carsici di recente scoperta”.
Fanno parte del progetto oltre al GASP, anche: CNR, IRPI, CNR IRSA, ARPA Puglia, Autorità di Bacino, CNSAS, Federazione Speleologia Pugliese, Comune di Alberobello, Comune di Monopoli, Comune di Fasano.
Nei mesi scorsi, sempre a cura del GASP!, è stata installata al fondo della grotta una sonda multiparametrica del CNR che misura in continuo i valori caratteristici dell’acqua di falda, mentre in due distinte operazioni sono stati prelevati vari campioni di acqua successivamente analizzati presso l’ ARPA Puglia. È in corso di rifacimento il rilievo integrale della grotta con la nuova strumentazione digitale e tecniche innovative che permetteranno di avere una “mappa” della grotta molto più precisa e dettagliata della precedente che risale oramai a circa 4 anni fa.
Tutte le attività e gli importanti risultati di indagine scientifica raggiunti saranno poi divulgati al termine del progetto, presumibilmente a fine settembre di questo anno.
Su tutti i risultati preliminari che, a detta del GASP! promettono bene, viene ovviamente mantenuto il massimo riserbo. Dice Luca Benedetto, Presidente del Gruppo: “Posso solo anticipare che sono stati individuati esseri viventi troglobi di importanza eccezionale!”; attendiamo dunque nuovi interessanti risvolti.
In questa operazione, hanno inoltre collaborato con il GASP! la Sezione del Club Alpino Italiano di Gioia del Colle, uno speleologo del gruppo Vespertilio (CAI Bari), due speleologi del Gruppo Puglia Grotte di Castellana Grotte e uno speleologo del Gruppo Grotte Grottaglie membro anche del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico).