Il curioso caso dell’Oscar a Leonardo DiCaprio

NOCI – 28 febbraio 2016, Los Angeles. In Italia è notte fonda quando presso il Dolby Theatre, durante l’88esima edizione dei premi Oscar, Leonardo DiCaprio finalmente impugna la sua statuetta.

Dopo ben cinque nomination senza alcun riconoscimento, dopo un tormentone durato anni e dopo innumerevoli scommesse tra i cinefili, il 41enne artista statunitense ha vinto il tanto sudato riconoscimento come miglior attore protagonista per la sua interpretazione in “The Revenant – Redivivo“, il film scritto e diretto da Alejandro González Iñárritu.

In un’ambientazione invernale, nel nord degli Stati Uniti, nei primi decenni del 1800, Revenant è la storia di una spedizione di cacciatori di pelli che, durante il viaggio diretto a raggiungere il proprio fortino, vede la sua guida Hugh Glass essere ridotta quasi in fin di vita da un orso. Tutta la pellicola racconta il tentativo dell’eroico protagonista di sopravvivere alle intemperie, a compagni spietati e a disavventure capitate.

Un film che si lascia sicuramente guardare per la spettacolarità del panorama sfondo, per le musiche scelte molto coinvolgenti e per i temi politici che risultano essere fili conduttori e più o meno latenti dell’intera trama. Ma in tutto questo DiCaprio pronuncerà pochissime battute sparse qua e là in ben 156 minuti di proiezione. Una pesantezza inaudita e un gemito continuo che, nonostante tutto, gli hanno permesso di guadagnare l’Oscar.

Ed è qui che sorge la riflessione. Come quando un diligente figliolo che ottempera a tutti i suoi doveri di bravo scolaretto e per regalo gli si compra il giocattolo desiderato: così Leonardo prende l’Oscar perché doveva averlo, prima o poi glielo si doveva dare.

Senza alcuna ipotesi di dubbio, Redivivo non è il miglior film di DiCaprio. Probabilmente la mediocrità dei candidati concorrenti ha giocato in suo favore ma io, al posto suo, ne sarei offesa.

Davvero eccezionale piuttosto è stato il suo ruolo in Titanic, dove giovanissimo, aveva già dimostrato di saper fare il suo mestiere. O in Shutter Island, quando, interpretando magistralmente un malato di mente, Leonardo lasciava tutti a bocca aperta. Non è da meno il suo personaggio ne Il grande Gatsby nè la sua cattivissima ed esemplare recitazione in Django Unchained. Ecco, è per questi film che avrebbe meritato i più famosi premi che il mondo del cinema prevede.

In ogni caso è andata così. L’Oscar alla carriera più che al suo ultimo ruolo interpretato è arrivato. E per riprendere il messaggio religioso che emerge lapalissiano in Revevant: Leonardo, hai vinto per volontà di Dio.

 

(Foto fonte: Huffingtonpost.it )

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