Edward Vitavich è il protagonista principale dell’opera teatrale andata in scena venerdì 10 al teatro Orfeo di Taranto Vitavich è un artista capace di stupire e ravvivare persino le piatte vite borghesi dei suoi estimatori. È la storia di un uomo tormentato dalla dipendenza da alcol e farmaci, che incappa in guai giudiziari per idee bizzarre che vuole far entrare nelle sue opere d’arte. Un uomo che affronta una crisi artistica ed esistenziale, finché giunge inaspettata la proposta di realizzare il ritratto della moglie (interpretata da una splendida Ornella Muti) di un uomo ricco e potente, donna già̀ estimatrice dell’artista.
L’opera continua tra contrarietà e situazioni paradossali, deliri di potenza del suo committente e un alternarsi si sogni e realtà, allucinazioni e reazioni emotive, che catapulta la storia in un percorso di vita e di sviluppo interiore. Un’opera moderna ed intensa, che merita di essere vista.
LeggiNoci era presente in sala e ne trae un profilo metarecitativo. Il Teatro è vita. Sul palco sfilano maschere, come nella vita di tutti i giorni. Attori, produttori e registi, pubblico, emozioni, gratificazioni e stanchezza, ammirazione e invidie, accordi e litigi. Dentro e fuori dalla scena c’è di tutto. Perché la vita è un mix di tutto e il Teatro ne è un magnifico momento proiettivo. E allora conviene guardare l’opera, con protagonista Ornella Muti, dietro il velo delle apparenze e del sipario.
Il vero protagonista dell’opera forse non è esattamente il pittore di cadaveri, ma il ricco committente. Un uomo forte, freddo e dominante, scisso dalla sua proiezione dell’anima. Un uomo come tanti, che vive sotto influsso di un pensiero dittatoriale, che lo possiede e si manifesta con ossessioni e gelosie. Assecondato da figure ed interpreti di contorno, supini complici ed accomodanti per interesse. Lui, un uomo che ha perso da tempo, e per sempre, il contatto con la moglie, donna simbolo della sua stessa facoltà di provare sinceri sentimenti di amore.
La storia nella storia è dunque quella di un uomo che non tradisce la moglie. Peggio. Tradisce la sua stessa natura, vivendo in maniera unilaterale. E solo una mente inquieta, quella dell’artista, morto socialmente e vivo interiormente, può instaurare un dialogo con l’anima, la moglie del committente appunto. Un’anima magica, fertile, feconda. Un’anima che in un percorso graduale, consegna uno alla volta, i colori della vita, le emozioni. Colori che possono donare la vita a chi è pronto ad abbandonarsi al sentimento.
Il pittore di cadaveri è forse più di ogni cosa un’opera che celebra l’abbandono al sentimento, ai colori, alla nascita. Al bambino interiore che ogni giorno ognuno di noi è chiamato a concepire e nutrire.
Un grazie particolare dalla Redazione di LeggiNoci a Ornella Muti e alla produzione, che ci hanno gentilmente ospitati.