NOCI – Un meccanismo complesso nel suo insieme ma lineare sotto il punto di vista della finalità. Sono infatti 18 nel totale, tra persone fisiche e giuridiche, finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica di Bari nell’ambito dell’inchiesta su false fatturazione e auto-riciclaggio che ieri ha portato agli arresti domiciliari l’ex assessore comunale Vittorio Lippolis.
L’inchiesta condotta dal pm Federico Perrone Capano e svolta dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Putignano ha portato a smascherare un presunto raggiro ai danni della Regione Puglia in merito all’erogazione di circa 1,5 milioni di euro su un investimento di tre milioni per i lavori di ristrutturazione di uno stabile storico posto nel centro storico di Noci in via Barsento, 15 da riconvertire in casa di riposo ed appartenente all’ente ecclesiale Istituto Figlie di Sant’Anna con sede in Roma. Secondo quanto ricostruito dall’organo inquirente sulla base di indagini accurate e dettagliate il meccanismo di acquisizione di fondi pubblici avrebbe portato nelle tasche di Lippolis e dell’ente ecclesiale quasi un milione di euro. Secondo la Procura barese Vittorio Lippolis sarebbe stata la mente e l’artefice di tutto appoggiato dall’istituto e persone compiacenti. Il sistema di acquisizione dei fondi si basava sul meccanismo semplicissimo delle fatturazioni gonfiate così da poter ottenere dalla Regione Puglia, erogatrice della misura PO FESR 2007-2013, soldi in più rispetto al reale valore dei lavori eseguiti all’immobile di via Barsento.
Da un lato vi è la parte amministrativa che vede coinvolte la rappresentate legale dell’istituto ecclesiale romano Rita Palmira Caiaffa e l’economa Celia Maria Parente Portela insieme al loro consulente contabile Franco Garritano, il consulente contabile nocese Paolo Vincenzo Gentile e ovviamente Vittorio Lippolis; dall’altra tutta la galassia di aziende, in molti casi anche unipersonali e tra cui figura anche la MD Costruzioni di Daniele Maggipinto, che in maniera diretta o tramite subappalto hanno eseguito i lavori di ristrutturazione. In modo particolare Lippolis avrebbe gestito i fondi in maniera da far elevare, in certi casi anche del triplo, i costi per le operazioni di ristrutturazione cercando di trattenere per sé e per l’ente ecclesiale una quota parte dell’erogazione regionale attraverso “rientri in contanti” oppure con fittizie prestazioni di consulenza di un’altra azienda, la LI.PA sas di cui lo stesso Lippolis risulta essere il rappresentante legale. A tutti loro il pm Capano ha disposto il decreto di sequestro preventivo per equivalente di rapporti bancari e beni mobili e immobili. «Il sig Maggipinto in questa vicenda è una vittima – fa sapere l’avv. Giuseppe Sgobba – in quanto non è riuscito a recuperare nemmeno i costi del suo intervento tant’è che è tuttora in debito con parecchi fornitori e questa situazione di grave disagio economico lo ha indotto a porre in liquidazione la sua impresa. È evidente al di là della sua attuale posizione processuale, peraltro allo stato inevitabile, non si può trarre riflessione che è impensabile che un concorrente in una condotta illecita anziché trarne profitto vada addirittura in insolvenza. Nel corso del procedimento penale contiamo di dimostrare l’assoluta innocenza del mio assistito».
Inoltre, secondo la documentazione probatoria, Lippolis avrebbe tentato di sviare l’attività d’indagine elaborando documentazione postuma, alienazione di beni e passando dal 1 marzo 2017 la rappresentanza legale della società Greenaldo srl che gestisce la casa di riposo Sant’Anna al fratello Angelo. Tutti atti che hanno indotto il pm a richiedere al gip Giovanni Anglana la restrizione cautelare ai domiciliari.