NOCI – Assieme alla ruota dei Sumeri, alla scoperta dell’America e alla penicillina, i libri di storia, dal gennaio del 1983, citano anche la scoperta rivoluzionaria chiamata Internet. Sì perché da allora il pianeta ha cambiato volto e non ha più cessato di crescere.
Come ogni invenzione che si rispetti, il web si caratterizza di aspetti positivi e negativi, rovesci imprescindibili della stessa medaglia: se da un lato ha avvicinato il lontano, dall’altro ha allontanato il vicino; se ha moltiplicato i contatti, ha però pure svuotato le relazioni; se ha bombardato l’uomo di informazioni prima inaccessibili, lo ha anche privato di senso critico.
A voler tracciare un profilo veritiero ed onesto, oggi noi viviamo in un mondo in cui il visibile ha spodestato l’intellegibile. Un mondo in cui un oggetto esiste solo se è visualizzato. Un mondo che ha orecchie per sentire ma non sa ascoltare, che ha occhi per vedere ma non sa guardare. La tecnologia ha modificato la società, i rapporti interpersonali e l’esistenza tutta. Ha defraudato l’individuo della sua libertà infantilizzando gli adulti e adultizzando i bambini.
In pochi anni, il figlio di una millenaria cultura scritta si è trasformato nel figlio di una società fatta di immagini e lo ha lasciato in balia della logica consumistica. Stimoli infiniti sono a portata di computer e cellulare e non lasciano spazio né tempo alla riflessione, anzi, perfino spazio e tempo possono essere programmati.
Ma Internet ha portato con sé anche una rivoluzione cerebrale i cui effetti non possono essere sottovalutati. È scomparso ad esempio il libro organizzato in capitoli e dalle pagine numerate, surrogato facilmente dall’ipertesto in cui ogni parola rinvia ad un’altra: ed ecco che non c’è più posto per la logica e per la concentrazione. L’ipertesto è nemico della concentrazione.
Siamo inoltre bersagliati di continue informazioni che, per impostazione stessa del sistema, tolgono il tempo ai dettagli. E le stesse informazioni che ci giungono sono sconnesse, prive di legami e organizzate in messaggi non strutturati che impoveriscono il ragionamento e frammentano la coscienza. Ma c’è di più. Persino la memoria perde il suo allenamento sostituita com’è da agende virtuali e da promemoria a portata di click. Ugualmente, ai danni della capacità di comprensione, l’immediatezza e la superficialità delle notizie sottraggono la voglia di significati profondi.
Gli effetti collaterali si aggravano maggiormente se gli utenti sono i minori che finiscono addirittura per isolarsi, per non godere dell’arte della lettura, per perdere l’uso della parola a discapito della comunicazione.