“La bambina e il sognatore”, l’ultimo lavoro di Dacia Maraini presentato a Noci

NOCI – Lunedì 5 dicembre all’interno del Chiostro di San Domenico si è svolto il primo di tanti appuntamenti del ricchissimo programma dell’associazione “Didiario”, che vedrà protagonisti gli studenti e le scuole che avranno la possibilità di appropriarsi di opere della letteratura italiana e di incontrarne i suoi autori. L’associazione è già stata più volte presente nella nostra cittadina con una serie di eventi e progetti di formazione per lettori consapevoli. Nell’appuntamento di lunedì è stato presentato al pubblico nocese l’ultimo libro della scrittrice, ma anche poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice italiana Dacia Maraini, intitolato “La bambina e il sognatore”, edito nel 2015.

«Uno scrittore è colui che ascolta delle voci interne. A volte sono misteriose, non sempre sono spiegabili» racconta al pubblico presente la scrittrice. «Immagino un personaggio che venga a bussare alla mia porta, io gli offro un caffè e il personaggio mi racconta la sua storia. Quando poi mi chiede di dormire a casa è proprio quello il momento in cui il personaggio si è accampato nella mia mente. Lo scrittore è come un palombaro che si cala nelle acque profonde e raccoglie degli oggetti che riporta alla luce. Gli oggetti giacciono nell’inconscio collettivo. E lo scrittore li prende».

Sono tanti i temi affrontati nel corso della serata come le donne, la violenza e l’emancipazione. L’attenzione però è posta soprattutto al ruolo della scuola e degli insegnanti. «Abbiamo una scuola molto maltrattata. Si regge solo grazie a maestre e insegnanti. Anticamente la maestra era un punto di riferimento, aveva un prestigio e nessuno avrebbe osato contraddirla. Oggi è considerata insignificante». Proprio per capire l’importanza del ruolo dell’insegnamento, il libro ha come protagonista un maestro, una figura che all’interno della scuola moderna non esiste quasi più. «Abbiamo subito una censura sulla figura paterna sui bambini. Oggi i bambini piccoli sono una questione materna. La censura deriva da una società che ha separato i compiti in maniera meccanica. Invece l’amore paterno è una cosa bellissima. Poetica». Il rapporto tra gli alunni e il maestro, le sparizioni dei bambini e la morte del proprio figlio sono alcune delle tematiche presenti all’interno del libro che permettono una riflessione profonda su argomenti ancora molto attuali.

«La voglia di raccontare credo si sia smarrita in questi ultimi anni» ha commento Alina Laruccia, presidente dell’associazione “Didiario”. «Quando si racconta penso sia importante sentire la storia dentro di sé. La bellezza di questo libro sta nella poesia e nella delicatezza di raccontare una tragedia». La bellezza della storia raccontata nel libro non è solo il riassunto che è stato possibile cogliere durante la serata. Un passaggio è stato anche letto al pubblico da Angela Antonacci, la voce di “Didiario”.

dacia-maraini-tavolo-relatori

L’incontro ha visto la partecipazione dell’assessore Lorita Tinelli e del direttore della Biblioteca Comunale nocese Giuseppe Basile. «I libri sono come le ciliegie. Se è buona la prima, si cercano le altre» ha commentato il direttore, dichiarando che nel patrimonio della Biblioteca sono presenti una quindicina di opere dell’autrice. Altro intervento prezioso è stato quello legato ai motivi che rendono la Puglia e l’Italia in generale, il paese in cui si legge poco nonostante gli investimenti in questo settore. «La lingua italiana è nata prima di tutte le altre lingue europee ed è nata prima che si avesse un paese unito. Si stava sviluppando il volgare che è stato bloccato da un processo di rallentamento con la controriforma. Così si è ritornato a parlare latino, nelle chiese, nei tribunali, nelle università. Si è creata una divisione di classe. La controriforma ha bloccato lo sviluppo della lingua nazionale e anche di una letteratura nazionale. La vera diffusione della lingua italiana si è avuta nel 1950 con la diffusione della radio perché ha portato la lingua nelle case. Però ha nuociuto alla letteratura perché era una lingua parlata e non scritta. Ragione per cui si legge poco. Un’identità di un paese non sta nella bandiera, nella religione, nel territorio. La lingua ci rappresenta e lo scrittore ha il compito di tenere pulita la lingua dalle incrostazioni e dall’uso maldestro di altre lingue e gerghi. Lo scrittore deve cercare di tenerla pulita».

Leave a Reply

Your email address will not be published.